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IL DISSESTO IDROGEOLOGICO COLPISCE ANCHE IL TURISMO: NEL 2011 A RISCHIO INSEDIAMENTI TURISTICO-RICETTIVI IN 1.861 COMUNI (DATI LEGAMBIENTE-PROTEZIONE CIVILE). SE NE PARLA AL “FORUM NAZIONALE DELL’AGRITURISMO” DI AGRITURIST (TARQUINIA, 20/22 NOVEMBRE)

Il dissesto idrogeologico colpisce anche il turismo: le recenti alluvioni che hanno sconvolto la Maremma e la Lunigiana in Toscana, ripropongono il problema della sicurezza delle popolazioni e degli insediamenti in presenza di piogge intense, che investe anche l’affidabilità del Belpaese come meta turistica, coinvolgendo in modo particolare i territori rurali, dove si svolge l’attività agricola e agrituristica. Un’indagine di Legambiente e Protezione Civile, condotta nel 2011, individua 1.861 Comuni nei quali sono a rischio anche insediamenti turistico-ricettivi. Se ne parla alla tavola rotonda “Agricoltura e turismo: motori della ripresa”, di scena il 21 novembre, in occasione del “Forum Nazionale dell’Agriturismo”, dal 20 al 22 novembre a Tarquinia (Viterbo), promosso da Agriturist (Confagricoltura), sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e il Patrocinio della Camera dei Deputati e della Presidenza del Consiglio (info: www.agriturist.it).
Secondo una ricerca di Agriturist, dal 2000 ad oggi, si sono verificate 23 alluvioni catastrofiche, che hanno interessato 16 regioni, con 146 vittime e danni stimati intorno ai 14 miliardi di euro. I mesi di maggior frequenza delle alluvioni sono stati novembre (7) e ottobre (6), ma complessivamente è stato interessato il periodo marzo-novembre, con pesanti conseguenze anche in periodi e su località con rilevante movimento turistico (sgombero di campeggi, allagamento di alberghi, ecc.).
Di anno in anno, spiega Agriturist, le previsioni di maltempo suscitano crescente, quanto comprensibile, ansia, con effetti negativi anche sulla propensione a viaggiare. E le conseguenze nefaste delle alluvioni stanno facendo dell’Italia un paese “a rischio”, soprattutto per chi viaggia verso località rurali o di montagna. Può sembrare, prosegue Agriturist, una considerazione di poco conto. Ma non lo è affatto! Tanto più in considerazione della “sensibilità” che suggerisce le scelte di viaggio in questo periodo di crisi, con il poco tempo/denaro disponibile che impone di dedicare massima attenzione al dove, e come, andare in vacanza: ogni aspetto di affidabilità della località di destinazione, influisce sulla decisione del turista.
In base a un’analisi condotta, già nel 2008, dal Ministero dell’Ambiente, sono 6.633 i Comuni italiani ad alta criticità idrogeologica, con 29.517 kmq di aree a rischio, di cui 17.254 kmq soggetti a frane e 12.263 Kmq esposti ad allagamenti. Un’indagine di Legambiente e Protezione Civile, condotta nel 2011, individua 1.861 comuni nei quali sono a rischio anche insediamenti turistico-ricettivi. La maggior parte di questi comuni, sottolinea Agriturist, sono rurali e, in seguito alle alluvioni, subiscono danni gravi le attività agricole e le piccole attività turistiche, comprese quelle agrituristiche.
“Anche questo - spiega il presidente Agriturist Vittoria Brancaccio - è un aspetto del debito pubblico italiano. Lo conferma una recente stima del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, secondo cui, per mettere in condizioni di accettabile sicurezza il nostro territorio, bisogna spendere almeno 40 miliardi di euro: quello che non abbiamo fatto prima, costruendo con le dovute regole tecniche, ora dobbiamo correggerlo. E intanto occorre riparare i danni, spendendo almeno il triplo di quanto sarebbe costata la prevenzione. D’altra parte - conclude Vittoria Brancaccio - quello della messa in sicurezza del territorio, è un problema strettamente collegato al contenimento della cementificazione, e quindi impermeabilizzazione del suolo agricolo, e alla salvaguardia del paesaggio rurale, che pure è risorsa fondamentale per lo sviluppo del turismo”.

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