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IL FALSO AGROALIMENTARE ITALIANO “RUBA” AL VERO MADE IN ITALY 60 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO. LA LOTTA AL FALSO NELLA “GIORNATA NAZIONALE DELLA CONTRAFFAZIONE” DI CONFINDUSTRIA. IL SOTTOSEGRETARIO ALLO SVILUPPO ECONOMICO URSO: “QUESTIONE EUROPEA”

Il falso Made in Italy alimentare in Italia e all’estero vale circa 60 miliardi, quasi il doppio del fatturato “legale” del settore, con la pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la penisola, ma anche con l’utilizzo a livello nazionale di materie prime importate da vendere come italiane per la mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta.

Lo ricorda la Coldiretti, in prima linea nella lotta alla contraffazione e a sostegno della legge sull’etichettatura d’origine per tutti i prodotti agroalimentari, nella prima “Giornata Nazionale dell’Anticontraffazione” promossa da Confindustria con il Ministero dello Sviluppo Economico, quello per gli Affari Esteri, e dal Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio. Una giornata che il sottosegretario allo Sviluppo Economico Adolfo Urso vorrebbe che diventasse “subito europea, perché se è vero che la contraffazione, non solo alimentare, ma anche della moda e dell’arredo, colpisce soprattutto l’Italia, i problemi e le soluzioni si trovano solo all’interno dell’Unione Europea. Anche perché in Italia è un problema soprattutto culturale: per la legge compie un reato non solo chi produce un bene contraffatto, ma anche chi lo acquista. Ma nel sentire comune non è proprio così”.

All’estero - stima la Coldiretti - sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro. Un fenomeno che frena la diffusione del Made in Italy e che - precisa la Coldiretti - causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. E’ il caso - spiega la Coldiretti - dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, dagli Usa all’Australia, ma ci sono anche il Romano, l’Asiago e il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciati” come italiane. Per non parlare del Prisecco, un vino rosso diffuso in Germania che imita il celebre e rinomato Prosecco. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada. A differenza degli altri settori i Paesi dove sono piu’ diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche - conclude la Coldiretti - le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.

La diffusione della contraffazione a livello internazionale è favorita - continua la Coldiretti - dalla mancanza di chiarezza a livello nazionale e comunitario dove non è ancora obbligatorio indicare per tutti i prodotti la provenienza della materia prima in etichetta. Il risultato è che - precisa la Coldiretti - due prosciutti su tre venduti come italiani sono provenienti da maiali allevati all’estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere, come ha confermato il recente allarme per la mozzarella blu. Per questo va sostenuta in Parlamento l’approvazione del disegno di legge sull’etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato è già stato ampiamente condiviso’ sia in commissione Agricoltura che in Aula. Un segnale incoraggiante - continua la Coldiretti - è appena arrivato dal Parlamento Europeo che, sotto il pressing della Coldiretti, ha votato finalmente a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, ortofrutticoli freschi e appunto prodotti lattiero caseari. Per l’Italia - continua la Coldiretti - significa anche valorizzare il vero Made in Italy in una situazione in cui negli ultimi anni con la mobilitazione a favore della trasparenza dell’informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva ma ancora molto resta da fare con l’etichetta che è anonima per circa la metà della spesa: dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta.

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