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POLITICA TRA I FILARI

Il futuro del vino europeo al centro degli incontri del “gruppo di alto livello” dell’Unione Europea

L’11 settembre il primo degli incontri voluti dalla Commissione Ue, per chiedere alla filiera di tracciare le linee del settore e della Pac post 2027
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Il futuro del vino europeo al centro degli incontri del “gruppo di alto livello” Ue

La convivenza con il cambiamento climatico, la gestione del potenziale produttivo, anche attraverso eventuali espianti definitivi e temporanei, ma anche quella del cambiamento e del calo dei consumi, per mantenere in equilibrio il mercato, evitando scossoni sui prezzi, ma anche l’abbandono di aree viticole oggi più in difficoltà, e ancora il dossier sempre aperto su alcol e salute, le politiche europee di sostegno alla promozione del vino, e tanto altro: sono tanti i temi al centro degli incontri del “gruppo di alto livello” sulla politica vitivinicola, annunciato dalla Commissione Europea a giugno, che si riunirà per la prima volta l’11 settembre, e, poi, altre due volte entro dicembre, per arrivare entro l’inizio del 2025 a finalizzare delle raccomandazioni a Bruxelles per affrontare le sfide del settore vitivinicolo dell’Ue, sempre più esposto a esportazioni “incerte” e a “vendemmie imprevedibili” da ricondurre a “eventi meteorologici più frequenti e più gravi”. Ma anche per fornire un contributo alla riflessione sulla futura Pac post 2027, su cui una proposta da parte dell’esecutivo europeo dovrebbe “arrivare nell’estate 2025”.
A dettare termini e agenda della iniziativa per il vino è Pierre Bascou della Dg Agri della Commissione Europea, facendo il punto durante la riunione della Commissione Agricoltura (Agri) dell’Europarlamento. “Il settore - ha ammesso Bascou - si è trovato sempre più spesso ad affrontare sfide significative nel corso degli ultimi anni, su entrambi i fronti, quello del consumo e quello della produzione. Mentre il notevole calo dei consumi è dovuto a una combinazione di fattori, come le conseguenze della pandemia Covid-19 o dell’aggressione russa dell’Ucraina, sul fronte della produzione il comparto ha risentito dell’aumento dei costi degli input agricoli”, ha ancora osservato Bascou. Che ha aggiunto: “stiamo assistendo a nuove tendenze e a una crescente frammentazione del settore. Ciò influisce sui metodi di produzione, sull’etichettatura e sul confezionamento”. Tanti temi insomma, alcuni strutturali, che richiedono soluzioni a lungo termine, altri congiunturali, per i quali servono azioni immediate, a tutela di un settore che, come ricordato nei mesi scorsi dalla ricerca Pwc per il Ceev (Comitato Europeo delle Imprese del Vino) “sull’impatto economico-sociale del settore vitivinicolo nell’Ue”, tra viticoltura, industria enologica e commercializzazione, vale 100,3 miliardi di euro, con queste tre fasi che creano un contributo al Prodotto Interno Lordo (Pil) per 130 miliardi di euro, pari allo 0,8% del totale Ue, generando un Pil diretto di 56,1 miliardi di euro attraverso il pagamento dei dipendenti (il settore offre lavoro a oltre 2,9 milioni di persone), il pagamento delle imposte sulla produzione (imposta sui salari, imposte su terreni e fabbricati ...) ed Ebitda.

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