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IL FUTURO DELL’HAMBURGER È IN PROVETTA. PER OTTOBRE SARÀ INFATTI PRONTO IL PRIMO HAMBURGER “CREATO” A PARTIRE DA CELLULE STAMINALI DI MUCCA, A CUCINARLO SARÀ LO CHEF STELLATO HESTON BLUMENTHAL. MA PER COLDIRETTI, 3 ITALIANI SU 4 NON LO MANGEREBBERO

Pronto già da ottobre il primo hamburger creato a partire da cellule staminali di mucca. A dirlo, al meeting della American Academy of Arts & Sciences di Vancouver, Mark Post, ricercatore dell’università di Maastricht secondo cui la tecnica potrebbe salvare milioni di animali e dare un contributo enorme alla lotta ai cambiamenti climatici.

“La domanda mondiale di carne raddoppierà nei prossimi 40 anni, e già ora usiamo il 70% della capacità dell’agricoltura per gli allevamenti - ha spiegato il ricercatore al Guardian - è chiaro che ci servono alternative”. Fino a questo momento il gruppo di Post è riuscito a far crescere un piccolo pezzo di muscolo di 3 centimetri di lunghezza e mezzo millimetro di spessore. Per realizzare l’hamburger, che dovrebbe essere cucinato da Heston Blumenthal, lo chef da tre stelle Michelin del ristorante Fat Duck di Berkshire, saranno necessarie 3.000 di queste strisce unite a qualche centinaio di analoghi pezzi di tessuto adiposo.

Ma chi mangerebbe un hamburger prodotto in vitro? Non gli italiani. Infatti 3 italiani su 4 (73%) non lo mangerebbero nemmeno se cucinato da uno chef di fama. Lo dice un sondaggio Coldiretti. “Alle forti perplessità di natura etica si aggiungono - sottolinea la Coldiretti - quelle di carattere economico con un costo stimato in 250.000 euro. L’annuncio che l’hamburger verrà cucinato dal top chef britannico Heston Blumenthal, noto per le sue creazioni di gastronomia molecolare, non aumenta l’attrattività del piatto. La realtà è che nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico fino al latte materno da mucche transgeniche) rimane elevato - sostiene la Coldiretti - il livello di scetticismo dei cittadini. Per questo, come hanno dimostrato le esperienze del passato a partire dalla mucca pazza (Bse), le innovazioni in un settore come quello alimentare, particolarmente esposto ai rischi per la salute, devono percorrere - conclude la Coldiretti - la strada della naturalità e della sicurezza”.

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