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ESPANSIONE

Il futuro di Signorvino è ... nel vino. Dopo il Lazio due nuovi progetti in Sardegna e nel Trentodoc

A dieci anni dalla nascita dell’enocatena, il gruppo della Famiglia Veronesi punta sulla produzione, tra autoctoni, bollicine e storie da rilanciare
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I vigneti di Tenimenti del Leone della famiglia Veronesi, nel Lazio

Tra le pieghe dell’ultima intervista che Luca Pizzighella, qualche settimana fa, aveva rilasciato a WineNews (qui), si intuiva già che Signorvino, la catena di enoteche che dirige al fianco del general manager Federico Veronesi, dopo dieci anni di vita, 27 punti vendita in tutta Italia e l’obirttivo, a fine 2022, di 1 milione e mezzo di bottiglie vendute per 45-50 milioni di euro di fatturato, ha progetti importanti per il futuro. Che partono dall’espansione in Italia (con altri 20 punti vendita nei prossimi tre anni) e all’estero, in primis da Parigi, e arrivano direttamente in vigna. L’avventura, sostenuta da 20 milioni di euro di investimenti complessivi, come ha raccontato oggi a “Il Sole 24 Ore” lo stesso Federico Veronesi, partirà ovviamente dal Lazio. 

Vicino a Velletri, nei Castelli Romani, sorge infatti Tenimenti del Leone, la tenuta acquistata dalla famiglia Veronesi nel 2021 (come abbiamo raccontato qui): 30 ettari vitati, a Cesanese, Malvasia Puntinata, Chardonnay, Merlot e Syrah, e 20 di uliveto, tutti a conduzione biologica. La prima vendemmia è stata la 2017, l’ambizione è quella di rilanciare l’immagine di una denominazione, quella dei Castelli Romani, che viene da decenni di appannamento, ma che, negli ultimi tempi, ha dato più di qualche segnale di vitalità.

La vera novità è che in pista ci sono altri due progetti firmati dal Gruppo Veronesi che, con brand come Calzedonia, Intimissimi, Falconeri, Tezenis e Atelier Eme, fattura in tutto 2,5 miliardi di euro l’anno. Il primo in Sardegna, ad Alghero, a due passi dal Parco Naturale di Guardia Grande: 16 ettari comprati da poco, a corpo unico, ed altri appena impiantati, puntando solo sulle varietà autoctone: Vermentino, Cannonau, Bovale e Cagnulari. La 2022 sarà la prima vendemmia, che interesserà solo 6-7 ettari, mentre per la cantina si dovrà aspettare almeno la fine del 2023. Il secondo, invece, riguarda le bollicine, immancabili. Saranno quelle del Trentodoc, dove ad oggi sono 6 gli ettari piantati, tra Chardonnay e Pinot Nero, ma presto diventeranno 12, divisi su due lotti, uno a 600 metri e l’altro a 1.000 metri sul livello del mare, anche per rispondere alle sfide del climate change.

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