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IL GALATA MUSEO DEL MARE DI GENOVA RACCONTA L’EMIGRAZIONE ITALIANA E QUELLA STRANIERA ... ANCHE SOTTO IL PROFILO DEL METICCIATO GASTRONOMICO, CON “I GUSTI DEGLI ALTRI”, SEZIONE CURATA DAL GIORNALISTA “GASTRONOMADE” VITTORIO CASTELLANI, CHEF KUMALE’

Il Galata Museo del Mare di Genova adesso vanta una mostra in più, “Memoria e Migrazioni”, un’esposizione permanente e dinamica che racconta in oltre 40 postazioni multimediali, molte delle quali interattive, come le migrazioni segnino la società italiana. Da quando ad emigrare eravamo noi ad oggi che l’Italia è diventato Paese di immigrazione, com’è mutato il volto del Belpaese? Di certo, la multiculturalità portata dagli immigrati sta cambiando l’Italia dei nostri giorni, dalla vita quotidiana al lavoro, dalla scuola ai costumi, fino alla cucina, al centro della sezione “I gusti degli altri”, curata dal giornalista “gastronomade” Vittorio Castellani “aka” Chef Kumalé, che ha coinvolto quattro cuochi migranti scelti tra le comunità più rappresentative di Genova presenti al Festival Suq, per renderli protagonisti attraverso la presentazione delle loro ricette tradizionali, proposte ai visitatori attraverso una serie di video-ricette narrate da un maxi schermo interattivo.
Inserita tra le iniziative dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il Mem ricorda quel fenomeno migratorio di massa che coinvolse quasi 30 milioni di italiani: dalla ricostruzione del mondo di partenza, un’Italia rurale e impoverita, si prosegue nella Genova ottocentesca che fu la principale porta d’uscita, dalla quale ci s’imbarca su un piroscafo, il “Città di Torino”, per vivere assieme ai migranti le avventure del viaggio per mare. E poi c’è il racconto della vita e delle esperienze nelle principali destinazioni oltremare: l’Argentina con il colorato quartiere genovese della Boca, le “colonie” disperse nello sterminato Brasile e l’arrivo a Ellis Island, la “porta” degli Stati Uniti. Ma le migrazioni non sono finite: da quasi 40 anni l’Italia è divenuta, a sua volta, paese di immigrazione. La sezione ne ricostruisce la storia, parla dei viaggi e un “barcone” di Lampedusa ne è la testimonianza drammatica.

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