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Il Gusto

Da un vigneto bombardato in Ucraina nasce un vino che parla di speranza … La storia di Mykhailo Molchanov, vignaiolo del sud dell’Ucraina, non lontano da Mykolaiv. I proventi della vendita delle bottiglie andranno a finanziare l’esercito ancora in guerra… “Note di metallo e polvere da sparo”. Poche parole che potrebbero essere state pescate da un romanzo distopico o da un telefilm di fantascienza. Forse anche dalle note di regia di un film western. Ma che in questo caso sono invece le ironiche note di degustazione riportate dietro l’etichetta del Grad Cru. Non Grand Cru, ma Grad, come il nome di uno dei missili in dotazione alla milizia russa che da 285 giorni attaccano quasi senza sosta il territorio ucraino. L’ironia della storia sta nel fatto che il vino in questione è prodotto da un vignaiolo ucraino e da suo figlio, e cresce su territori che per alcuni mesi sono stati militarmente occupati. La storia di Mykhailo Molchanov, l’ironico vignaiolo, inizia alcuni mesi fa. Quando tra i filari della sua Slivino, azienda del sud dell'Ucraina, non lontano da Mykolaiv, venne fotografato mentre faceva il segno della vittoria vicino a un missile russo. Divenne, come ricorda Winenews in un articolo in cui racconta la storia di Myhailo e del suo vino, un’immagine simbolo della guerra che, allora, si sperava finisse in poco tempo. Era marzo 2022, la terra era spoglia e ricoperta di brina e in quel sorriso cordiale tutti vedevano una speranza. Ma la storia era ancora tutta da scrivere, una storia che oggi sappiamo essere fatta di tenacia, ma anche disperazione, forza ma anche orrore. E soprattutto di dolore. Negli ultimi 285 giorni Mykolaiv, il territorio in cui ha sede l’azienda della famiglia Molchanov, ha vissuto più giorni sotto bombardamento o occupazione (220) che in pace (65, nel momento in cui questo articolo viene scritto). Nonostante il BM-21 (Grad per gli amici, si potrebbe dire con dello humor nero) fosse a pochi passi da li, impegnato a sparare circa 20 razzi alla volta, Mykhailo e suo figlio Georgiy non hanno mai smesso di curare le vigne. Pochi ettari, nei fatti, allevati principalmente a Riesling, Pinot Nero e Moscato di Slivino, una parcella quest’ultima che produce vino dall’ottobre del 2018. Quella da poco passata è, di fatto, solo la sua quinta vendemmia. Il sacrificio di padre e figlio è stato messo, per loro stessa volontà, in vendita per aiutare il proprio Paese: i proventi della vendita, come racconta il magazine Decanter, di Grad Cru sono stati devoluti all’esercito ucraino, ancora impegnato al fronte. E se è vero che l’ironia, come la bellezza, un giorno potrebbe salvare il mondo, sicuramente questa storia è una delle poche cose belle di questo - quasi - primo anno di guerra. E forse si può ripartire da qui, sognando un cielo celeste e senza bombe sui vigneti.

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