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VINO E DENOMINAZIONI

Il Lugana ed il futuro: chiesto lo stoccaggio del 10% della vendemmia 2019, stop a nuovi impianti

L'assemblea del Consorzio, guidato da Ettore Nicoletto, pronto a misure per gestire il rapporto domanda-offerta e tutelare il valore della filiera
CONSORZIO, ETTORE NICOLETTO, LUGANA, TERRITORIO, vino, Italia
I vigneti del Lugana

La crescita ed il successo di un territorio vanno gestiti guardando a lungo termine, per non inflazionare il mercato, regolare il volume di offerta e tenere stabili, o meglio ancora in crescita, in valori di uve e vino. Soprattutto se la crescente offerta di prodotto corre di più della comunque vigorosa domanda da parte dei mercati. Come sta facendo il Consorzio del Lugana, guidato da Ettore Nicoletto (ad Santa Margherita, che nel territorio ha investito con Cà Maiol), che ha deliberato, tra le altre cose, la richiesta di stocaggio del 10% delle uve che saranno vendemmiate nel 2019, ed il blocco delle rivendicazioni dei nuovi impianti, oltre al controllo dei vigneti al terzo anno di impianto. Misure approvate a larghissima maggioranza dall’Assemblea del 3 luglio, spiega il Consorzio, e mirate ad offrire, “sia alla Filiera sia al Consorzio, le condizioni di gestire in maniera coerente i volumi di prodotto ottenuti con la prossima vendemmia, per garantire un processo equo di distribuzione del valore e un clima di serenità commerciale, evitando rischi di oscillazioni nei prezzi e stabilizzando le dinamiche di mercato”.

Da uno studio affidato al Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Padova, è emersa una crescita delle bottiglie di Lugana commercializzate superiore a qualsiasi altra denominazione italiana di rilievo (con una crescita aggregata tra il 2008 ed il 2018 pari all’8%), trend che nel 2018 si è rafforzato con un +9%, e che mostra ulteriori segni di ascesa nella prima metà del 2019 (+15%). A fronte di questa indiscussa dinamicità sul piano commerciale, del forte appeal e del posizionamento premium a livello di prodotto imbottigliato, già dalla vendemmia 2018 la Denominazione ha, però, dovuto affrontare la criticità di un eccesso di produzione rispetto alla domanda di mercato, sottolinea il Consorzio, che, se non gestita, rischia di accentuare gli squilibri già presenti in filiera. Ciò si traduce in un progressivo incremento delle giacenze di prodotto sfuso, con la conseguenza di creare un eccesso di offerta che potrebbe portare a un calo dei prezzi delle uve - soprattutto in fase vendemmiale - e del vino sfuso, a livelli difficilmente sostenibili nel medio-lungo termine.

Questo squilibrio tra domanda ed offerta, nonostante l’ottima performance delle vendite di prodotto imbottigliato, è totalmente riconducibile all’ampliamento della superficie vitata iscritta alla Doc Lugana, che dal 2000 al 2018 si è quadruplicata fino ad arrivare a quasi 2.500 ettari, e solo dal 2014 al 2018 ha registrato un +60%.

Ciò, sottolinea ancora il Consorzio,ha causato un incremento progressivo delle giacenze di vino sfuso nel sistema Lugana. L’eccedenza di offerta di uve in vendemmia e di vino sfuso, che ha già manifestato i suoi effetti con la raccolta del 2018 (riduzione dei prezzi di uve e di sfuso), rischia di riproporsi con la vendemmia 2019: questo provocherebbe una possibile ulteriore pressione al ribasso sui prezzi del vendemmiato. Nell’estate dell’anno scorso la quota delle giacenze si è attestata sul livello massimo dell’ultimo quinquennio toccando il 45% del volume della vendemmia precedente e - con una vendemmia stimata superiore a 200.000 ettolitri - il Consorzio prevede che a fine 2019 le giacenze si incrementeranno di un ulteriore 21%.

“Il Consorzio ha il dovere di intervenire in difesa del valore, del prestigio e della reputazione che la Doc Lugana ha costruito nel corso dei decenni - sottolinea il Presidente Ettore Nicoletto -la nostra Denominazione ha sempre dato e continua a dare il meglio di sé in termini di qualità, promozione e tutela del territorio, ma ora è necessario mettere in campo una serie di strumenti e misure di governo dell’offerta, come lo stoccaggio, il blocco delle rivendicazioni dei nuovi impianti e il controllo dei vigneti, allo scopo di gestire in maniera coerente i volumi di prodotto, togliere pressione alla filiera ed attenuare l’effetto negativo sui prezzi delle uve e del vino sfuso causati dell’eccesso di produzione, in un’ottica di protezione del valore del territorio e della Doc stessa”.

E così, come detto, il Consorzio invierà a Regione Veneto e Regione Lombardia una formale richiesta di stoccaggio del 10% del vendemmiato 2019 (misura flessibile e reversibile) fino al 31 dicembre 2020, che dovrebbe modulare l’immissione al consumo del prodotto atto a Lugana, in linea con l’evoluzione della domanda e con criteri definiti in base alle diverse tipologie.
Ulteriori misure di governo dell’offerta proposte dal Cda sono rivolte al controllo dei vigneti al terzo anno d’impianto, al fine di verificare che i limiti di resa per ettaro previsti da disciplinare di produzione vengano rispettati, e il blocco delle rivendicazioni per conseguire l’equilibrio dei mercati e gestire in maniera coerente volumi produttivi rispetto alla domanda.

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