È il Veneto orientale l’area enologica più colpita dalle forti precipitazioni. La fascia ad est della regione che unisce la provincia di Venezia a quella di Treviso ricca di vigneti Doc della zona del Piave è ovunque allagata.
I terreni non drenano e in alcune zone si teme per la tenuta degli argini dei fiumi. Il Livenza è nel picco più alto degli ultimi tre giorni (5,79 metri) e cresce il livello del Meduna, Brion, Bidoggia e Grassaga. Alcuni comuni, come Motta di Livenza, hanno chiuso le scuole e sospeso le lezioni. Verso ovest è sopra il limite di guardia anche il Marzanego che scorre nel miranese.
Se per le viti blasonate del Lison Pramaggiore nonostante le piante siano sommerse potrebbero non esserci problemi, per le orticole a pieno campo compreso il radicchio il rischio di marciume e’ alto oltre al fatto che il fango ne impedisce la raccolta. Il grano sott’acqua muore per asfissia e le temperature sopra la media possono anticipare le fasi vegetative delle colture. L’ umidità segna le colture sotto serra e preannuncia l’insorgenza di attacchi di malattie e muffe.
Non va meglio nel vicentino: è tracimato l’Astichello e il Retrone nei pressi di Torre di Quartesolo inondando centri abitati e campi a seminativi. Sono sotto controllo gli argini nel padovano anche se l’allerta è per il Muson e il Bacchiglione così pure verso Soave, Monteforte d’Alpone, zone ad alta vocazione viticola, dove l’emergenza è costante.
Come nel resto d’Italia. Campagne sott’acqua con migliaia di aziende con i terreni allagati dalla violente precipitazioni che hanno provocato anche esondazioni di numerosi corsi d’acqua. A dirlo un primo monitoraggio della Coldiretti che chiede di avviare le procedure per verificare se esistono le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità nei territori colpiti.
L’ondata di maltempo ha colpito sopratutto le regioni del centro Italia, dal Lazio alla Toscana dove sono stati allagati ettari ed ettari di terreni già seminati a grano non sopravvivranno perché l’acqua provoca l’asfissia radicale con una sorta di “soffocamento” e la conseguente perdita del prossimo raccolto. Allagamenti si registrano un po’ in tutte le aree interessate dalle perturbazioni che hanno colpito anche attrezzature e macchine agricole. A preoccupare - sottolinea la Coldiretti - sono anche le frane e gli smottamenti sulle strade secondarie che impediscono la circolazione con il rischio isolamento per le aree rurali con i problemi per rifornire le stalle con foraggi e mangimi necessari all’alimentazione degli animali.
La Coldiretti è impegnata nel monitoraggio e nella stima dei danni la cui conta è destinata a salire quando sarà più chiaro il futuro ed il destino dei raccolti. Siamo di fronte - continua la Coldiretti - ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense ed il repentino passaggio dal sereno al maltempo con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Nell’82%dei Comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico per frane e/o alluvioni ed oggi ben 5 milioni di cittadini vivono in zone di pericolo. A questa situazione - denuncia la Coldiretti - non è certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato ha tagliato del 15%le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno - conclude la Coldiretti - viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento.
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