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FINE WINE

Il mercato è in flessione, ma potrebbe essere il momento giusto per investire in Champagne

“Champagne Investment Report 2023” by Cult Wine Investement: fondamentali solidi, capacità d’invecchiamento e brand forti
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Bottiglie di Champagne a riposo (ph: Claudio Swarz via Unsplash)

Il mercato secondario dei fine wine sta vivendo un momento di flessione generale. Il fatto che le quotazioni siano in frenata, però, non vuol dire che non sia, in assoluto, il momento giusto per investire. Al contrario, come racconta lo “Champagne Investment Report 2023” by Cult Wine Investmentsocietà inglese di investimenti in vino, con 290 milioni di sterline e 1,25 milioni di bottiglie di vino in gestione, il calo delle quotazioni delle annate meno recenti delle griffe di Champagne può rappresentare una grande opportunità. Del resto, sul lungo periodo il Cult Wines Champagne Index ha segnato una crescita enorme: +102,8% dal 2014, +58,6% negli ultimi 5 anni, +45,1% negli ultimi tre anni e +3,5% negli ultimi 12 mesi.

I fondamentali rimangono solidi, e di base c’è ancora un certo squilibrio tra domanda e offerta. Tra i punti di forza dello Champagne c’è innanzitutto la sua dimensione iconica, tra moda e lusso, uno status che si traduce in una domanda sempre molto forte e molto capillare, in qualsiasi contesto economico, vista la grande resilienza dei beni di lusso, come raccontato anche nel “Knight Frank’s Wealth Report 2023” e come dimostrato dalla crescita del Gruppo Lvmh che, non a caso, controlla alcuni dei marchi più importanti dello Champagne: Moët & Chandon, Krug, Dom Pérignon, Ruinart, Veuve Clicquot.

Sul mercato dei fine wine, sono gli “Champagne Vintage” i grandi protagonisti, quelli prodotti solo nelle migliori annate, dai produttori top della Regione, che nelle ultime annate - 2019 e 2020 - hanno ulteriormente abbassato i volumi prodotti, esacerbando la scarsità di un prodotto che, di per sé, vive una costante diminuzione sul mercato ed un costante aumento dei prezzi nel tempo. A tal proposito, l’affinamento in bottiglia non è solo una caratteristica del vino rosso, ma gli “Champagne Vintage”, così come altri Champagne di fascia alta, evolvono magnificamente nel corso della loro vita. Tuttavia, l’idea che le annate di Champagne debbano essere consumate giovani persiste ancora, il che significa che molti Champagne non sopravvivono per raggiungere il loro pieno potenziale: di conseguenza, chi ha pazienza può realizzare ottimi guadagni.

È anche vero, come testimonia il -3,35% registrato dallo Cult Wines Champagne Index nel primo semestre 2023, che la corsa folle dei prezzi nel biennio 2021-2022 si è esaurita, e adesso si stanno consolidando, a livelli leggermente più bassi. Nulla di sorprendente, anche perché sebbene gli investitori siano sempre più attenti al prezzo, ci sono comunque etichette che sono state capaci di apprezzarsi anche in questi primi sei mesi dell’anno, ed in generale la scarsità continuerà a premiare le etichette migliori. Negli ultimi 12 mesi i 5 top performer sono stati Louis Roederer Blanc de Blancs 2013 (+42,9%), Philipponnat Clos de Goisses Just Rosé 2006 (+31%), Philipponnat Les Cintres 2008 (+28,5%), Deutz Amour Deutz 2009 (+28,5%) e Larmandier-Bernier Les Chemins d’Avize Grand Cru 2011 (+23,3%). Le 5 performance peggiori, invece, sono state quelle di Taittinger Comte del Champagne Rosé (-20%), Perrier Jouet Belle Epoque Rosé 2006 (-19,5%), Pol Roger Sir Winston Churchill 2002 (-16%), Dom Pérignon Rosé 2002 (-15,9%) e Philipponnat Clos des Goisses Just Rosé 2009 (-12,4%).

Adottando una prospettiva a lungo termine, per Cult Wine Investment l’attuale rallentamento è da vedersi come un’opportunità per aumentare il potenziale futuro di un investimento in Champagne. Solo poco tempo fa, i migliori erano incredibilmente difficili da reperire, ed è proprio la corsa a queste poche etichette ad aver guidato il rally del 2021-2022. Sebbene i migliori Champagne rari rimangano difficili da reperire, in alcuni casi i prezzi sono scesi dai massimi toccati recentemente, e di conseguenza stiamo assistendo alle condizioni di mercato più favorevoli agli investimenti degli ultimi anni. Nel mirino, entrando nello specifico, ci sono i Grandes Marques come La Grande Année 2014 di Bollinger, il Comtes de Champagne 2012 di Taittinger, il Cristal 2015 di Louis Roederer, Il Dom Pérignon P2 2004 di Moët & Chandon, Le Mesnil Blanc de Blancs 2023 di Salon, il Vintage Brut 2008 di Krug, il Rare 2013 Brut ed il Gosset Celebris 2008. Al di là dei grandi marchi, ci sono anche produttori indipendenti su cui puntare, come Jacques Selosse, Agrapart, Egly-Ouriet ed Ulysse Collin.

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