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Il Messaggero

Alla Borsa specializzata di Acqualagna nelle Marche - riferimento per tutta Italia - le stime per l’intera stagione (dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre) indicavano in 2500 curo al chilo le pezzature fino a 15 grammi, intorno a 3.500 tra 15 e 50 grammi, 4500 per quelle oltre i 50 grammi. Previsioni già abbondantemente superate lo scorso weekend quando il pregiato tartufo bianco (Tuber Magnate Pico è il nome scientifico) ha toccato nelle tre diverse categorie i 2980 euro per i pezzi piccoli, 4330 per i medi, 6.280 per i grandi, con una media quindi di 4.530 euro al chilo. “In settimana - racconta Luigi Dando, di Appennino Food nel bolognese, uno dei tre player maggiori del settore (gli altri sono l’umbro Urbani e il piemontese Tartuflanghe) - abbiamo venduto un pezzo da 360 grammi a 6.600 curo al chilo”. Con questi valori di partenza poi al ristorante una veloce grattata su un piatto di tradizionali fettuccine o su un semplice uovo fanno lievitare il costo fino a 8-10 mila euro al chilo. Insomma, non stiamo parlando di prezzi popolari, né di clienti particolarmente preoccupati per l’inflazione. “Comunque - precisa Dando - una piccola noce da 20 grammi la si poi comprare a 60-80 euro, togliendosi lo sfizio”. “Dalle Langhe alle Crete Senesi, da Acqualagna all’Umbria - sintetizza Alessandro Regoli autore dl un dossier su Winenews - per colpa del grande caldo e dell’estrema siccità, è un’annata povera e difficile per i tartufi, che sono buoni come sempre nella qualità, ma pochi, pochissimi come non mai in quantità”. Gli oltre 100 giorni di siccità - la peggiore degli ultimi 100 anni - hanno causato al momento drastico calo di circa il 60% della produzione. “Il tartufo - spiega Dando - diventa buono col freddo, ha bisogno di acqua, freddo, nebbia, notti che quando ti svegli trovi l’erba congelata. Tutto l’apparato radicale superiore è invece bruciato; produce solo l’apparato radicale inferiore, quello più profondo. Così in tutta Italia e il prezzo si è livellato, non esistono più differenze, anche perché parliamo di un prodotto globalizzato”. E di un mercato che continua a crescere.

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