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SIMBOLI DEL MADE IN ITALY

Il Ministero della Cultura sostiene la candidatura Unesco della tradizione dell’Aceto Balsamico

Consorzi e territorio uniti nella promozione, come antidoto anche all’Italian Sounding. Paolo De Castro: “dall’Europa maggiore tutela delle Dop e Igp”

Non solo la candidatura della Cucina Italiana, ma il Belpaese, di pari passo, continua a promuovere il riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità, anche dei suoi prodotti-simbolo. Il Ministero della Cultura del Governo Italiano sostiene la candidatura della “Tradizione del Balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare di Modena e Reggio Emilia” a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco insieme al Ministero dell’Agricoltura ed alla Regione Emilia Romagna, come ribadito, ieri, a Cibus a Parma, dal Capo di Gabinetto del Ministero, Francesco Gilioli, sulla proposta che riguarda una delle eccellenze italiane più esportata al mondo - con il 92% della produzione che raggiunge ben 130 Paesi, ma che è anche tra le più imitate - promossa da un Comitato territoriale composto dai Consorzi dell’Aceto Balsamico di Modena Igp, dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop, dell’Aceto Balsamico di Reggio Emilia, dalla Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena (con sede a Spilamberto), dalla Confraternita dell’Aceto Balsamico Tradizionale (con sede a Scandiano) e supportato dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero dell’Agricoltura. “Gli uffici l’hanno esaminata, hanno risposto, c’è disponibilità ed interesse anche da parte della Regione Emilia-Romagna - ha detto Gilioli - pertanto vi invito da subito a incontrarsi con il nostro servizio Unesco che è a disposizione per portare avanti la candidatura avanzata nel 2019 e impostarla seguendo le rigide regole richieste dall’Unesco. Nella candidatura c’è l’importante aspetto immateriale che caratterizza questo tipo di riconoscimento perché è qualcosa di pervaso e localizzato sul territorio”.
“Stiamo parlando di un iter che ha preso piede dal territorio e dalle comunità locali, che coinvolge famiglie e imprese delle province di Modena e Reggio Emilia rappresentative della tradizione, della storia e dell’identità del Balsamico sul territorio - ha ricordato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna Alessio Mammi - questo processo non deve essere snaturato, proprio per il valore che rappresenta. Stiamo pertanto lavorando affinché questo iter venga legittimato in modo corretto”.
I Consorzi dell’Aceto Balsamico di Modena e dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, sotto la comune egida de “Le Terre del Balsamico”, stanno lavorando insieme soprattutto nel campo della promozione e valorizzazione del prodotto, ma anche con gli altri prodotti che rappresentano l’Emilia Romagna e l’Italia nel mondo, come hanno fatto a Cibus, con degustazioni insieme ai Consorzio del Lambrusco, del Parmigiano Reggiano e del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. Il presidente del Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena, Mariangela Grosoli, ha spiegato che la candidatura “è al vaglio del Ministero della Cultura e una volta portato a termine l’approvazione della Cucina Italiana come Patrimonio Unesco, verrà riattivato”.
Sull’importanza dell’autenticità e della tutela delle Ig italiane se ne è parlato a proposito della recente entrata in vigore del nuovo Regolamento Ue che rafforza il sistema delle Dop e Igp con l’intervento di Paolo De Castro, europarlamentare e membro effettivo della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale: “adesso occorrerà rilanciare un piano di azione per sviluppare quella cultura delle Ig in tutta Europa aiutando a promuovere questo sistema perché più forte sarà il sistema, più tutelati saranno i produttori dei Consorzi e sarà una straordinaria occasione per rafforzare il loro ruolo. Adesso non fermiamoci lavoriamo bene, ci saranno anche risorse europee che daranno possibilità proprio al sistema dei Consorzi di fare più iniziative per far conoscere le Ig al consumatore che deve essere il nostro grande alleato”. “Il sostegno delle istituzioni dalla più vicina alla più centrale, non fa che ribadire l’importanza della nostra produzione nel sistema Italia, insieme ad altri eccellenti prodotti dell’agroalimentare modenese ed emiliano-romagnolo più in generale. Ciò significa una grande attenzione e sensibilità verso il lavoro delle nostre imprese e delle opportunità che hanno saputo cogliere sviluppando strategie di posizionamento sui mercati esteri anche a lungo termine”, ha spiegato il presidente del Consorzio dell’Aceto Balsamico Tradizionale e de “Le Terre del Balsamico”, Enrico Corsini. Cesare Baldrighi presidente Origin Italia, ha spiegato come il lavoro, nel futuro, sarà “di portare tutti i Consorzi ai vertici anche nella sostenibilità ambientale a partire da un’analisi Fao su 250 indicatori di sostenibilità ambientali dedicati alle Indicazioni Geografiche, scegliendo una base comune per tutte le Ig per scendere poi via via nello specifico sulle filiere e via via sui singoli prodotti e sui singoli Consorzi”.
Ma la tutela, significa anche e soprattutto lotta all’Italian Sounding, quantificabile, nel 2022, in 60 miliardi di euro, e “pertanto, se si trasformasse in vero fatturato italiano, il potenziale di export agroalimentare del Paese sarebbe di 120 miliardi di euro”, ha ricordato Mirko Depinto del The European House - Ambrosetti che ha somministrato una survey a 250 retailer internazionali per approfondire la presenza di prodotti agroalimentari tipici della tradizione italiana negli scaffali dei supermercati di tutto il mondo e creare dei coefficienti per quantificare la discrepanza tra prodotti italiani originari dall’Italia e provenienti da Paesi esteri. “Spiegare il valore dell’autenticità è molto semplice, basta che ci domandiamo perché quella sensazione che proviamo davanti alla “Nascita di Venere” vista agli Uffizi non è la stessa che proviamo guardando la medesima immagine su un libro o in una qualsiasi riproduzione, anche fosse di ottima qualità ed in scala 1:1. Ed è così anche per ciò che degustiamo. L’originale, l’autentico nasconde in sé quel fascino che esercitano le cose “uniche” che nascono dall’intuito o, se si vuole, dalla genialità dei “primi” che, in un territorio, per il sussistere di determinate condizioni, hanno compreso l’opportunità di realizzare proprio quel prodotto, non un altro, e che ne hanno tramandato le loro competenze alle nuove generazioni, fino ai giorni nostri, dandoci l’opportunità di condividere quell’unicità”, ha concluso Luca Giavi, dg del Consorzio del Prosecco Doc, il vino italiano più esportato al mondo, ma anche il più imitato.

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