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IL MINISTRO CATANIA: “NON ACCETTEREMO LO SCHEMA DI RIPARTIZIONE FONDI CHE SI BASA SU SUPERFICIE”. COMMISSARIO CIOLOS: “NON C’E’ MAGGIORANZA IN UE A SOSTEGNO DELLA PRODUZIONE”. SCONTRO ITALIA-EUROPA. UE TAGLIA 1,4 MILIARDI DI EURO NELLA PAC 2014-2020

È un terreno insidioso quello della nuova Pac (Politica Agricola Comune), che ha vissuto oggi, a Roma, in Coldiretti, un nuovo capitolo. Protagonisti, il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania ed il Commissario Europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos. Il ministro ha ribadito il dissenso dell’Italia sulle nuove linee guida, perché “versiamo il 14% del bilancio complessivo Ue, ricevendo indietro solo il 10%. Non accetteremo mai lo schema della ripartizione dei fondi che si basa sulla superficie: produciamo il 13% del valore della produzione agricola Ue, a fronte di una superficie pari al 7% del totale, non è giusto che ci vengano tagliati 1,4 miliardi di contributi per sostentare agricolture improduttive”. Ciolos, che aveva assicurato di non voler chiudere la Pac senza l’Italia a bordo, ha ricordato come “se ci fosse stata una maggioranza a sostegno del criterio della produzione, allora questa oggi sarebbe stata la proposta”. Giochi chiusi? Il presidente Coldiretti, Sergio Marini, si augura di no, perché in campo ci sono tanti dettagli da sistemare “dalla definizione di agricoltore attivo all’applicazione del “greening”, fino alle misure da prendere per controllare la volatilità dei prezzi agricoli”.

Focus - Coldiretti: taglio di 1,4 miliardi di euro all’agricoltura italiana
La riforma della Politica Agricola Comune (Pac) deve rappresentare l’occasione per una forte legittimazione della spesa verso l’agricoltura risolvendo i problemi strutturali di volatilità dei prezzi e del ridotto potere negoziale lungo la filiera. Lo ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel primo Summit sulla riforma della Politica Agricola convocato oggi a Roma.
Occorre evitare - ha sottolineato Marini - che all’accoppiamento dei prezzi alla produzione che aveva causato una rendita di posizione a valle della filiera si sostituisca una nuova forma di accoppiamento alla superficie che rappresenterebbe una nuova ed incomprensibile rendita fondiaria. Questo è il principio che deve guidare le modifiche alla proposta della Commissione Europea. Il Paese che si è impegnato di più verso un modello agricolo capace di rispondere alle aspettative dei cittadini in termini di sicurezza, qualità, biodiversità, occupati e ricchezza prodotta per ettaro si ritrova paradossalmente - ha sostenuto Marini - ad essere quello più penalizzato.
Bisogna superare nel negoziato - ha precisato Marini - le criticità che riguardano, in particolare, l’insostenibile taglio delle risorse disponibili, l’applicazione del “greening” e la definizione di agricoltore attivo, ma anche le misure per controllare la volatilità dei prezzi agricoli nonché la necessità di rafforzare le organizzazioni dei produttori. La proposta della Commissione - ha denunciato Marini - individua la figura dell’agricoltore attivo al quale destinare le risorse della Politica agricola comune (Pac), in base ai finanziamenti che già prende e non per quello che fa e per come lo fa e ciò oltre ad essere iniquo è inaccettabile per i cittadini.
Per Coldiretti e per l’intera filiera agricola italiana l’agricoltore attivo non può, invece, che essere quello professionale, cioè quello che lavora e vive di agricoltura e che sarebbe spinto all’abbandono dalla riduzione del sostegno. Per questo occorre lasciare gli stati membri liberi di adottare una definizione adeguata.
Anche la proposta di destinare il 30% delle risorse al greening (“rinverdimento”) per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere perché esclude - ha precisato Marini - la maggior parte delle colture virtuose in termini sostenibilità del territorio e di cattura di Co2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana come olivo, vite e alberi da frutta, che sono la base della dieta mediterranea. In pratica un olivicoltore italiano non prenderebbe i pagamenti “verdi”, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì.
La proposta di riforma della politica agricola presentata dalla Commissione Europea taglia le risorse destinate all’Italia per i mercati di ben 1,4 miliardi di euro nel periodo dal 2014 al 2020 e di un ammontare annuo a regime pari a 240 milioni di euro sul 2013 (-6%, secondo l’analisi Coldiretti). In sostanza, paga da sola quasi un terzo dell’intero ammontare di risorse destinate alla convergenza dei nuovi paesi entrati nell’Unione.

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