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FIERE

Il mondo del vino (e tanta Italia) a Wine Paris 2025 (10-12 febbraio), per rilanciare il business

Rodolphe Lameyse, dg Vinexposium: “vogliamo dare valore aggiunto al settore. Un evento in Italia? Mai dire mai, ma, se fosse, non un trade show”

Il mercato mondiale del vino nel 2024, come abbiamo scritto spesso, è stato complesso, in tutto il mondo. I dati Iwsr parlano di volumi in calo su un già difficile 2023. E il 2025 non sarà da meno, tra la minaccia dei dazi promessi da Trump in Usa, primo mercato del vino al mondo, cambiamento dei consumi e dei consumatori, salutismo, inflazione, accise che cambieranno profondamente in Paesi come il Regno Unito, ma anche nella grande e ruggente India, e non solo. “Eppure il vino resisterà, cambierà, ma il fatto che si produca sempre maggiore qualità e che ci sia ancora molto da scoprire, in termini di prodotti e di mercati, fa guardare al futuro con fiducia. Come i giovani, che arriveranno: chi ha tra 20 e 25 anni adesso non guarda molto al vino, come più o meno è sempre stato, ma lo farà. E noi ci saremo per dare valore aggiunto al business del vino e ai sui operatori, in tutto il mondo”. A dirlo, oggi a Milano, Rodolphe Lameyse, direttore generale di Vinexposium, nella presentazione dell’edizione n. 6 di Wine Paris (all’Enoluogo di “Civiltà del Bere”, ndr), di scena dal 10 al 12 febbraio 2025. Evento, quello parigino, che in pochi anni è diventato il punto di riferimento internazionale per il trade del vino (e dove WineNews sarà presente per raccontarlo). E che vede la Francia, “padrona di casa”, grande protagonista, ovviamente, con una crescita del 7% degli espositori con nomi di primissimo piano, soprattutto dalla Champagne, ma non solo, come Baron Philippe de Rothschild, Borie-Manoux, Boisset, Castel Frères, Famille Guigal, Groupe Epi, Les Grands Chais de France o M. Chapoutier, Bollinger, G.H Martel, Lanson e Vranken, ma anche l’Italia sugli scudi, secondo Paese più presente, con un padiglione tutto suo, più grande che in passato, con 600 espositori e uno spazio quasi raddoppiato, grazie alla grande presenza della collettiva firmata da Ita - Italian Trade Agency, ma anche con nuove partecipazioni di nomi importanti come “Santa Margherita Donnafugata, Lamborghini e Mack & Schühle Italia, ma anche Unioncamere Puglia per la Regione Puglia. Questa edizione registra anche il ritorno di protagonisti come Piccini 1882, Zonin1821, Fantini Group e Planeta, senza dimenticare le partecipazioni del Piemonte”. Accanto ai vini di 50 Paesi di tutto il mondo, “con alcune sorprese come l’Australia, che non ci aspettavamo aderisse così presto”.
“Il fatto che l’Italia sia presente così in maniera importante, e che ci siano Paesi da tutto il mondo, è un riconoscimento dell’autorevolezza che abbiamo acquisito - sottolinea Lameyse - anche grazie allo spostamento da Vinexpo Bordeaux a Wine Paris, in una città, Parigi, che offre tanto, in termini di logistica, collegamenti, opportunità e anche di costi per gli operatori. Ma è anche testimonianza del fatto che le grandi fiere del vino, in un settore dove le relazioni umane e dirette sono insostituibili, sono ancora molto importanti”. Soprattutto, verrebbe da dire, in un quadro complesso come questo, dove il business va sostenuto in ogni modo possibile. Perché i dati Iwsr citati da Lameyse parlano chiaro: i volumi globali di bevande alcoliche sono diminuiti del -1,1% nella prima metà 2024, rimanendo al di sotto dei livelli pre-pandemia del 2019 del -5,5%. Il vino, in particolare, ha visto un calo dei volumi strutturale del -3,9%, trainato in basso dai vini fermi, giù di quasi il -8%. Ovviamente non vale per tutti: “il Prosecco, per esempio, è aumentato del 5%, grazie a prezzi accessibili e ad una qualità che cresce, mentre i segmenti premium, e non solo, hanno registrato una flessione del -2,6%, ed il più costoso Champagne del -8,6%. Perché la capacità di spesa è minore, ovunque, e le persone devono rivedere le proprie scelte di acquisto, riducendo i budget”. E i consumi calano ovunque: in Usa, dove ancora pesano, anche se meno che ad inizio anno, gli stock di magazzino (che rischiano di tornare a crescere se ci saranno ordini massicci a fine anno per scongiurare i dazi, ndr), in Cina, dove l’economia non cresce più come qualche anno fa, ma anche in Francia, “dove ormai nelle bevande alcoliche preferite la birra ha superato il vino, o come in Italia, dove la parità è vicina, con il vino che vale il 50,7% dei consumi di bevande alcoliche, e la birra il 45,4%”, ha sottolineato Lameyse. Che conferma la crescita, invece, delle bevande “no e low” alcol in tutto il mondo, e che a Wine Paris avranno uno spazio dedicato sempre più importante, “World of Zero Tasting”, dentro a “Be Spirits” (in collaborazione con l’editore tedesco “Meininger’s”, ndr)”.
E oltre al business, a Wine Paris ci saranno conferenze su molti temi, sostenibilità e trend di mercato in testa, ma non solo, masterclass e molto altro. “Perchè Vinexposium vuole essere non un business, ma parte del business del vino. Dobbiamo lavorare tutti perché il settore vada bene, perché se va male va male per tutti. Dobbiamo fare trade, ma anche condividere conoscenza e cultura, e per questo lanceremo anche un nuovo progetto, come Vinexposium, “Voice of Industry”, che non sarà “trade show”, una fiera, ma non posso dire di più”. Come non dice molto di più, Lameyse, su una possibile iniziativa in Italia, in futuro, di Vinexposium, che già organizza fiere ed eventi in Usa, a Miami, guardando anche al Sudamerica, in Estremo Oriente, a Singapore, in India, a Mumbay, “in un mercato grandissimo e che sembra la Cina di 25 anni fa, per il vino”, sottolinea il direttore Vinexposium, senza dimenticare la “World Bulk Wine Exhibition” ad Amsterdam. “In Italia c’è già Vinitaly che fa bene il suo lavoro. Di certo l’Italia è un Paese importantissimo per il vino, a livello mondiale, e certamente ci piacerebbe fare qualcosa - ha detto Lameyse in conferenza stampa - anche se ad oggi non ci sono piani concreti a riguardo. In ogni caso, quello che vogliamo fare è portare valore aggiunto al settore, e se decidessimo di fare qualcosa in Italia dovrebbe essere qualcosa che non facciamo noi a Parigi, o che non fa già Verona adesso. Quindi non un trade show. Ma mai dire mai: aspettiamo e vediamo”, ha aggiunto Lameyse in una video intervista a WineNews (on line nei prossimi giorni).

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