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IL MONDO DELL’OLIO ITALIANO CHIEDE PROMOZIONE PER CONFERMARSI NEI NUOVI MERCATI

"Siamo ormai ad uno scontro fra Nord e Sud Europa, fra civiltà del burro e civiltà dell’olio. E’ necessario che l’Unione Europea ed il Governo tornino ad una forte azione di promozione dell’olio d’oliva". E’ l’appello lanciato dalla Settimana dell'Olio di Siena da Enrico Lupi, presidente della Federazione euromediterranea municipalità olivicole. "E’ necessario andare verso prodotti di maggior qualità – ha continuato Lupi – ma con prezzi necessariamente in salita, la filiera deve però avere la giusta remunerazione, facendo i conti con la situazione economica mondiale, spesso negativa. La scommessa si gioca allora a livello politico-istituzionale in sede comunitaria".
Questi i dati sull’attuale mondo dell’olio: nel periodo ‘98-2002, la produzione media mondiale è stata di 2.542.000 tonnellate, di cui l’80% del prodotto arriva dai paesi dell'Unione Europea il resto principalmente dai paesi del nord-Africa; mentre il consumo medio è di 2.513.000 tonnellate con l’Unione Europea che copre il 71%. Ma sono gli Stati Uniti il maggior paese importatore, 36%, quindi l’Unione Europea 26%, poi Giappone 6% e Australia 5%. In proezione futura, nel 2008, gli esperti prevedono una produzione mondiale di 3.149.000 tonnellate di cui 2.327.000 dall’Unione Europea. Importante e beneagurante il dato delle eccedenze: solo 126.000 tonnellate, relativo al dato mondiale fra produzione e consumo.

"Ci vuole una politica – ha affermato Cilenti dell’Assitol – che dia spazio anche all’olio “normale” di buona qualità, oltre ad esaltare le produzioni dop". Contraddizioni di mercato per Scatolini dell’Unaprol: "nell’ultima campagna oleicola: meno prodotto e maggiore qualità, ma prezzi più bassi".

L’Italia dell'olio, insomma, non può competere sulla quantità, e neppure sui prezzi, ma solo sulla qualità (origine certa del prodotto e etichetta chiara).

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