Due milioni di confezioni di latte Uht a marchio Coop (il quantitativo necessario per coprire un mese di vendita) sugli scaffali in un’edizione speciale con impresso in bella evidenza il numero antiviolenza 1522. Un primo prodotto a cui faranno seguito altre 15 referenze per arrivare a coprire a fine 2023 le etichette di 1.000 prodotti a marchio. È l’imponente campagna di informazione e sensibilizzazione lanciata da Coop in vista del 25 novembre, “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, insieme all’Associazione Differenza Donna, che gestisce il 1522 per conto del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Parte dei proventi raccolti dalle singole cooperative di consumatori andranno a molteplici associazioni ed enti che sul territorio si occupano di accogliere e sostenere le donne vittime di violenza e denunciare e contrastare il fenomeno del femminicidio. I dettagli della nuova campagna Coop e dell’insieme delle azioni e degli impegni futuri sono stati illustrati oggi nella Sala della Stampa Estera a Roma, da Maura Latini, ad Coop Italia, Elisa Ercoli, presidente Differenza Donna Aps, e Maria Spiotta, responsabile per Differenza Donna Aps del numero 1522, che sarà impresso anche sugli scontrini e sui carrelli e non solo, con una borsa in tela a tema, firmata dall’illustratrice Diana Eljata, il cui ricavato sarà in parte devoluto all’Associazione Differenza Donna.
E dalla gdo alla ristorazione, nei giorni scorsi, Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo Donne Fipe-Confcommercio, nell’assemblea annuale, ha sottolineato come “la presenza delle donne nel mondo dei Pubblici esercizi è ormai una realtà consolidata, ma per fare un ulteriore passo in avanti è necessaria una nuova mentalità. Vivere all’interno delle cucine non è più sufficiente: per dare un futuro al settore occorre diventare prima di tutto manager, trasferendo la propria visione del mondo all’interno dei locali. Un cambio di prospettiva che può essere guidato prima di tutto dalle donne”. Il quadro dal quale si muove la riflessione è nei numeri: dopo il crollo registrato nel 2020 a causa dei paesanti lockdown, il numero di imprese a titolarità femminile è tornato ai livelli pre-Covid, superando le 112.700 unità a fine 2021. Ciò che ancora rimane in passivo è il dato sull’occupazione, con 411.000 ragazze al lavoro in bar, ristoranti e imprese di catering contro le quasi 480.000 del 2019. Colpa anche di un settore, quello della ristorazione, che sta perdendo il proprio appeal soprattutto nei confronti del mondo femminile, a causa di orari poco compatibili con la vita personale e a causa dell’alto tasso di mortalità delle imprese. “Oggi è donna il 51,8% delle lavoratrici dei pubblici esercizi, mentre solo un’impresa su tre è a titolarità femminile - spiega Bianchi - mei prossimi anni l’obiettivo deve essere quello di ribaltare queste percentuali”.
Un’assunzione di responsabilità, ma anche un modo per dare una nuova identità al settore, attraverso un approccio che sia prima di tutto manageriale e che punti sui valori forti di questo periodo storico. Dall’etica, alla sostenibilità, dunque, passando attraverso lo sviluppo di sistemi di welfare in grado di coniugare vita privata e professionale, e progetti di inclusione e sicurezza di genere. “Un esempio su tutti - sottolinea la presidente - è il progetto “#SicurezzaVera”, con il quale stiamo trasformando numerosi pubblici esercizi in presidi di legalità e in porti sicuri per le donne vittime di molestie, violenze o attenzioni eccessive non gradite. Grazie alla collaborazione con la Polizia di Stato siamo pronti a fare un ulteriore salto di qualità estendendo Sicurezza Vera ad altre realtà”. Progettualità che vanno di pari passo con un approccio pragmatico ai problemi contingenti, con il boom di richieste di accesso da parte delle imprenditrici del settore ai fondi per l’imprenditoria femminile messi a disposizione anche grazie al Pnrr. Un modo per dare alle proprie imprese la solidità necessaria a uscire indenni dalla tempesta perfetta scatenata dall’impennata dell’inflazione, delle bollette e delle materie prime alimentari. “Siamo sopravvissute alla tempesta - rivendica Bianchi - perché siamo ostinate, resilienti e capaci”.
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