Se Donald Trump, nell’incontro con il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella a Washington, ha annunciato che “gli Usa valuteranno attentamente le rimostranze dell’Italia, che ritiene di essere penalizzata eccessivamente dagli annunciati dazi”, ha poi anche sostenuto che i dazi non sono una ritorsione, ma un risarcimento, perché “non ci possono essere rivendicazioni, questa è una guerra che è iniziata proprio dal trattamento ingiusto dell’Unione Europea nei confronti degli Usa. Quindi coi dazi andremo a pari: i miliardi di dollari che ci sono stati tolti dall’Unione Europea verranno dati indietro ai contribuenti americani”. Nel frattempo, mancano poche ore all’entrata in vigore degli aumenti tariffari, e tra chi aspetta di pagare il conto, di gran lunga il più salato, c’è il Parmigiano Reggiano (il 25% dei 117 milioni di euro che graveranno sul comparto, secondo le stime Ice, ossia 29 milioni di euro), che incassa il sostegno pieno della Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, che ha inviato a Trump un tweet con una foto di uva e Parmigiano Reggiano, ma anche la vicinanza del presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini che, con tutta la sua giunta, si è fatto immortalare indossando la t-shirt “Io Sto col Parmigiano”, mentre su Instagram e Facebook migliaia di consumatori hanno testimoniato affetto e solidarietà nei confronti del Parmigiano Reggiano postando immagini accompagnate dall’hashtag #iostocolparmigiano. Un comparto che dà lavoro a 50.000 persone, e che si trova colpito nel suo secondo mercato export, dove ogni anno si vendono oltre 10.000 tonnellate di prodotto.
Il dazio sul Parmigiano Reggiano, è giusto ricordarlo, passerà dagli attuali 2,15 dollari al chilo a circa 6 dollari al chilo: se oggi il costo del formaggio è pari a 40 dollari al chilo, da domani a scaffale sarà ben oltre 45 dollari al chilo. Difficile, al momento, prevedere quali saranno gli effetti immediati delle tariffe. “Siamo amareggiati perché si va a colpire ingiustamente uno dei settori più forti della nostra economia. L’Italia si trova a pagare una bolletta veramente insensata. A questo punto servirà un piano di intervento straordinario dell’Unione Europea, un sostegno per assorbire il colpo rilanciando azioni di sviluppo, per evitare che gli effetti dei dazi diventino traumatici per la nostra filiera”, commenta Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. “Chiediamo l’aiuto e il sostegno del Governo e dell’Unione Europea, sia per riallocare il prodotto che non verrà venduto negli Usa, sia per le spese legali che continuiamo a sostenere per difendere le Dop dagli attacchi delle multinazionali che vogliono mettere le mani sul business dei prodotti a indicazione geografica. Proprio qualche giorno fa - continua Bertinelli - un documento della National Milk Producers Federation (l’Associazione dei produttori di latte che produce più dei due terzi del latte americano) ha reso esplicita la volontà del Governo Americano di fare guerra alle indicazioni Geografiche Europee. È chiaro per quale motivo nell’elenco dei prodotti soggetti a dazio aggiuntivo del 25% ci siano solo determinate indicazioni geografiche italiane, come il Parmigiano Reggiano. I dazi non sono altro che una ripicca perché l’Europa tutela le Dop registrate: i formaggi americani (come il Parmesan, ma anche l’Asiago o il Gorgonzola, la Fontina made in Usa) non possono pertanto entrare all’interno dell’Unione Europea. Le pretese del Governo americano sono assurde: noi non permetteremo mai agli americani di vendere il Parmesan in Europa. Altrimenti, non saranno solo le aziende italiane a subire un danno, ma i consumatori stranieri che vengono ingannati, perché acquistano un fake nella convinzione di acquistare il vero Parmigiano Reggiano”, ha concluso il presidente Bertinelli.
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