Il piatto è un oggetto che parla delle donne. Sono loro che apparecchiano la tavola, servono, riempiono e lavano i piatti. Il piatto è un’arena in cui si combatte la battaglia dei sessi in modo discreto, ma non per questo meno efficace. Ma il piatto parla anche di arte: può essere festoso, decorato e prezioso. L’autrice conduce i lettori attraverso un’insolita carrellata di cene e di piatti che ci parlano di casalinghe, di suffragette, di femministe. “Il piatto. Una storia di donne, di appetiti e di emancipazione in un oggetto quotidiano”, è il nuovo libro della scrittrice e giornalista di origini franco-tedesche Annabelle Hirsch (Corbaccio, 64 pagine, 13,30 euro), che parla anche dell’appetito delle donne, di scioperi della fame, di disturbi alimentari e di sano appetito. Un viaggio che si propone di accompagnare il lettore attraverso i punti di contatto tra la storia delle donne e quella dei piatti da portata, intavolando una riflessione sul complicato rapporto fra donne e cibo, ad uso di una società patriarcale che le voleva piegate, domate e, a questo scopo, anche affamate.
Il piatto, come utensile da portata, ma anche come suo contenuto e nella sua funzione più decorativa, infatti, è simbolo della resistenza femminile ad una società patriarcale che, con l’obiettivo di tenerle sotto scacco, ha fatto dei pasti goduriosi e dell’appetito lussurioso dei veri e propri tabù per le donne, un po’ come è stato fatto anche con il sesso. Un piano efficace perché, come scriveva anche Virginia Woolf nella sua opera “Una stanza tutta per sé”: “non puoi pensare bene, amare bene e dormire bene, se non hai mangiato bene”. Piatti di cibarie che spesso sono mani femminili a riempire, perché preparare un pasto è prendersi cura, e la cura, come la premurosità, è donna, ma che viene riempito, quasi sempre, per altri e mai per loro stesse perché una donna affamata, di contra, è sempre stata da stigmatizzare.
Questa però non è la prima volta che Annabelle Hirsch racconta la storia femminile attraverso i suoi simboli, perché quest’ultima opera che si focalizza sul piatto e sull’alimentazione arriva dopo l’opera “Una storia delle donne in 100 oggetti”, nella quale l’autrice, in maniera similare, ripercorreva la storia del genere femminile attraverso una serie di oggetti molto più ampia, dalle opere d’arte ai sex toys e non solo, fino ad arrivare, quindi, anche per mezzo di questi, alla trattazione del tema delle questioni di genere.
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