"Noi siamo il vero made in Italy alimentare e continueremo a esserlo anche nei prossimi anni: quasi l'80% dei nostri prodotti presenti sui mercati esteri è di origine industriale del nostro Paese". A parlare è il presidente di Federalimentare, Luigi Rossi di Montelera, tirando le somme del Cibus edizione n. 13, il salone internazionale dell'alimentazione che, a Parma, per quattro giorni, ha monopolizzato l'interesse delle eccellenze golose nazionali.
Per Cibus un successo decretato da 2.400 aziende italiane, quasi 100.000 operatori professionali provenienti da tutto il mondo, circa 100 tra missioni commerciali e delegazioni ufficiali (europee, statunitensi, canadesi, sudafricane, giapponesi, cinesi e indiane). Sono stati questi i numeri della manifestazione che si conferma ancora una volta il più importante appuntamento fieristico italiano del settore agroalimentare, terzo per dimensioni in Europa dopo Colonia e Parigi, ma prima per eccellenza dei prodotti e dei marchi esposti.
"Il Cibus di Parma è ormai una vetrina dell'italian style radicata nel territorio italiano e riconosciuta all'estero" afferma Rossi di Montelera, per il quale si tratta di "un appuntamento costruito nel tempo insieme alla Fiera di Parma da consolidare sempre di più anche attraverso un'alleanza sempre più stretta con il Vinitaly e la Fiera di Verona".
L'obiettivo, per il presidente di Federalimentare, è "diventare insieme il punto d'incontro privilegiato fra tradizioni secolari e tecnologia d'avanguardia: i principali ingredienti del crescente successo nel mondo della produzione italiana di qualità". Due ingredienti che non sono mancati a Cibus. "Proprio qualità e quantità delle presenze espositive a Cibus hanno confermato la piena vitalità dell'industria alimentare italiana che, con 107 miliardi di euro di fatturato, rimane uno dei pilastri dell'economia nazionale, ovunque riconosciuta come ambasciatrice indiscussa del made in Italy nel mondo".
E quali sono i punti di forza? "Le principali potenzialità del settore risiedono nell'export, che nel 2005 ha raggiunto i 15 miliardi di euro (+2,7%), pari a oltre il 14% del fatturato totale. Un buon andamento, che resta tuttavia inferiore a quello dei nostri principali competitors europei, che possono vantare un export pari al 18% del fatturato complessivo, con picchi del 22%".
Ma oggi cosa occorre fare oggi? "Per crescere in un mercato sempre più globalizzato e vincere la sfida dell' internazionalizzazione occorre un nuovo modo di pensare il made in Italy, che ci aiuti a raggiungere prima che lo faccia qualcun altro, i quasi 500 milioni di nuovi consumatori, i cosiddetti nuovi ricchi, che da qui a 10 anni si affermeranno nel panorama mondiale".
La chiave giusta, secondo Rossi di Montelera, è la promozione del cibo italiano: "Dobbiamo fare internazionalizzazione a 360 gradi non solo all'estero, ma anche in patria. Oltre a portare il nostro patrimonio nel mondo, dobbiamo portare anche l'estero nel nostro contesto di storia, tradizioni e cultura gastronomica. Per questo oggi è più che mai importante investire anche nel consolidamento di un polo fieristico forte e radicato, riconosciuto oltre confine, che si affermi come capitale e vetrina del sistema agroalimentare italiano e più in generale, ribadisco, dello stile italiano agli occhi degli operatori esteri. La Fiera di Parma, con Cibus, ha le carte in regola per diventarlo".
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