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Il prezzo del caffè da gennaio è raddoppiato per la grave siccità che ha colpito il Brasile, leader della produzione mondiale. “La scarsità di caffè, produrrà forti manovre speculative”. Così l’ad di Lavazza, Antonio Baravalle

Il prezzo del caffè è raddoppiato da gennaio ad oggi per la grave siccità che ha colpito il Brasile, da cui proviene un terzo della produzione mondiale. “Si è aperta una fase - spiega l’amministratore delegato di Lavazza, Antonio Baravalle - in cui il caffè crudo sarà scarso e, quindi, oggetto di forti manovre speculative, con inevitabile impatto in termini di profittabilità per noi come per tutti i nostri concorrenti”.
Ben 5 milioni di sacchi di caffè sono a rischio. E la siccità avrà effetti anche sui prossimi raccolti. “Cercheremo di non rallentare la macchina degli investimenti - spiega Baravalle - indispensabili per rafforzare e consolidare Lavazza in una fase foriera di grandi cambiamenti in tutto il settore del caffè. Il vantaggio di essere una società non quotata in borsa, con una famiglia azionista, ci aiuterà a gestire meglio le tensioni di prezzi nel lungo periodo”.
L’assemblea dei soci ha approvato il bilancio del Gruppo, che registra un fatturato in aumento dello 0,7% a 1.340,1 milioni di euro, un Ebitda a 245,7 milioni rispetto ai 176,9 dell’esercizio precedente e un Ebit a 145,4 milioni (+48%). L’utile è pari a 84,8 milioni, in lieve flessione rispetto ai 97,1 milioni del 2012, che includevano però una plusvalenza di 38 milioni sulla cessione di un pacchetto di azioni di Keuring Green Mountain. Il saldo di cassa è pari a 387,2 milioni, in aumento rispetto ai 288,1 milioni del 2012. Si attesta al 46% la quota di fatturato che Lavazza ha realizzato dai mercati internazionali. Il dato, reso noto dall’azienda torinese in occasione dell’approvazione del bilancio 2013, è in linea con l’obiettivo del 50%, da raggiungere nel breve periodo, e con quello strategico a lungo termine del 70%.
“Stati Uniti e Germania si confermano come Paesi chiave per l’azienda - spiega l’amministratore delegato di Lavazza, Antonio Baravalle - negli Stati Uniti c’è un mercato da dieci miliardi di dollari l’anno di prodotti a base espresso - spiega -. Ecco perché la nostra ambizione è fare degli Usa il nostro secondo mercato, dopo quello italiano, nei prossimi cinque anni”. In questa strategia si inserisce l’alleanza commerciale e industriale - di recente rafforzata con un investimento di ulteriori 105 milioni di dollari e iniziata nel 2010 - con Kuerig Green Mountain, con cui l’azienda torinese ha recentemente annunciato il lancio di una gamma di capsule K-Cup.
“Si tratta di un sistema - osserva Baravalle - che eroga il caffè filtro, di maggiore penetrazione nel mercato americano con una presenza stimata intorno a 20 milioni di famiglie. Vogliamo portare nel mondo la migliore esperienza del caffè italiano, adeguandola alle caratteristiche del mercato locale in cui operiamo”, spiega ancora Baravalle. Presente in novanta Paesi, Lavazza prosegue infatti a lavorare attraverso distributori esteri in aree storiche come Australia, Centro-Est Europa e Bacino del Mediterraneo. E guarda con interesse a mercati emergenti, come Brasile e Russia. “Il mercato del caffè è sempre più difficile, perché si sta consolidando e questa tendenza proseguirà nei prossimi 5-8 anni - osserva l’ad di Lavazza, azienda che nel 2015 festeggia i 120 anni di vita - pur mantenendo le caratteristiche di una azienda italiana e familiare - prosegue - ci sono tutti i presupposti perché Lavazza cresca nel mondo e, in questo modo, si possa sedere al tavolo dei grandi player mondiali del caffè guardando il menù e non essendo parte di questo”.

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