E’ quello toscano il primo miele italiano in corsa per ottenere l’ambito riconoscimento dell’IGP, Indicazione Geografica Protetta, la denominazione di origine che caratterizza i migliori prodotti agroalimentari del nostro Paese. Con questa nuova IGP i consumatori avranno una garanzia in più nell’acquistare un prodotto di origine certificata. Da alcuni anni le tre Associazioni di Produttori Apistici riconosciute, in collaborazione con la Regione Toscana e tramite l’Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo (ARSIA), stanno lavorando per predisporre la proposta per il riconoscimento dell’IGP del Miele Toscano, che sarà illustrata in anteprima nell’ambito della “Settimana del Miele” di Montalcino (9-11 settembre), una delle più importanti kermesse nazionali del settore. L’IGP del miele toscano si aggiungerebbe al recente riconoscimento della DOP (Denominazione di Origine Protetta) per il Miele di Acacia e Castagno della Lunigiana, la prima e per ora unica in tutto il panorama nazionale per un miele. Il percorso intrapreso dalla Toscana potrà risultare utile a tutta l’apicoltura nazionale, aprendo una strada che già molte altre regioni a vocazione apistica (Liguria, Marche, Umbria, Sardegna) si stanno apprestando a battere. Come è noto infatti la produzione di miele nazionale soffre pesantemente della concorrenza dei mieli di importazione, soprattutto quelli in arrivo dai Paesi terzi. Questi prodotti, generalmente di bassa qualità, hanno più volte presentato problematiche per la presenza di sostanze inquinanti (valga per tutti l’esempio del miele cinese, la cui commercializzazione è stata sospesa per quasi due anni per le ripetute partite inquinate da antibiotici rinvenute sul mercato europeo), ma arrivano sul mercato globale a prezzi che oscillano attorno a 1 dollaro al chilogrammo, e sono per questo molto appetite dalla grande industria dell’agroalimentare. Per il miele nazionale, che costa ben più di 1 dollaro alla produzione, non c’è ovviamente possibilità di concorrenza sul prezzo. Eventuali azioni protezionistiche avrebbero necessariamente corto respiro, e dunque il problema è far leva sui valori qualitativi e sulle garanzie delle tecniche di produzione, da un lato, e sul legame con le origini territoriali dall’altro, cercando di creare per i mieli nazionali di qualità un mercato specifico svincolato dalla concorrenza dei mieli “globali”.
In questo la Toscana si dimostra ancora una volta terra di eccellenza per l’utilizzo delle denominazioni di origine a protezione dei prodotti agroalimentari: tutti conoscono le grandi DOP e IGP che caratterizzano le principali produzioni vitivinicole della regione, alle quali da tempo si sono accompagnate quelle dell’olio e, solo più recentemente, quella del miele. La DOP della Lunigiana è stata importante, anche per il prestigio che ha apportato alla produzione apistica nazionale, ma, nonostante il successo commerciale che sta registrando, per i piccoli numeri che rappresenta non riesce ad incidere sul mercato del miele nazionale. Quando l’IGP del miele Toscano otterrà il riconoscimento del Ministero delle Politiche Agricole prima, e successivamente dell’Unione Europea, il fenomeno potrebbe avere un carattere del tutto diverso. Le produzioni di miele toscano hanno infatti non solo caratteristiche di varietà, qualità e salubrità da tutti riconosciute sul mercato, ma anche valori produttivi molto interessanti, tali da poter far sviluppare un mercato specifico di valore nazionale, facendo da traino alle altre produzioni apistiche regionali e più in generale al miele italiano.
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