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POLITICA DEL VINO

Il primo passo verso il protocollo unico della Sostenibilità Vinicola: ecco il Comitato

Adesso la definizione del disciplinare della sostenibilità vitivinicola, poi monitoraggio e indicatori di impatto. Uiv: “passaggio fondamentale”
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, PROTOCOLLO SOSTENIBILITA, SOTENIBILITA, VITICULTURA SOSTENIBILE, Italia
La sostenibilità in vitivinicoltura

Nella politica economica europea dei prossimi anni, la sostenibilità sarà qualcosa di più di un vago mantra, ma un caposaldo dell’intera azione di Bruxelles. Che riguarderà, ovviamente, ogni settore produttivo, a partire da quello agricolo, come previsto dal “Green Deal europeo”, che definisce una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’Ue in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse, competitiva e climaticamente neutra e che, in particolare, nel capitolo “Dal produttore al consumatore”, evidenzia l’importanza degli agricoltori europei nella gestione della transizione verso gli obiettivi prefissati dall’Unione e l’importanza di sostenere gli sforzi volti ad affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità, attraverso la definizione di sistemi alimentari sostenibili. È il presupposto che ha ispirato anche il decreto del Ministero delle Politiche Agricole che dovrà stabilire le regole per il “sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola”, ovvero uno standard unico nazionale ed ufficiale, che oggi ha mosso il suo primo passo, decisivo, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Costituzione del Comitato della Sostenibilità Vinicola (CoSVi).
Un primo passo, come detto, accolto con entusiasmo da Unione Italiana Vini (Uiv), come raccontano le parole del presidente Ernesto Abbona. “L’approvazione da parte del ministero delle Politiche agricole del decreto Sostenibilità rappresenta per il vino italiano un passaggio fondamentale in chiave socioeconomica. Saremo i primi in Europa a dotarci di uno standard pubblico sostenibile per il settore vitivinicolo, un motivo di orgoglio che condividiamo con il ministero delle Politiche agricole e tutto il settore. Ora serve accelerare con il disciplinare di produzione, per chiudere un quadro giuridico che consentirà alle imprese di applicare il nuovo modello già a partire dalla prossima vendemmia”, ha detto il presidente di Unione Italiana Vini. “L’atto di oggi - ha aggiunto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti - è un primo tassello sostanziale di un percorso fortemente voluto da Uiv. La chiusura del cerchio di uno strumento normativo e di mercato che sarà in grado di rispondere positivamente a sfide e obiettivi della nuova Politica agricola comune e della strategia Farm to fork, e che sarà al centro della prossima assemblea generale di Unione Italiana Vini, il 6 luglio”.
Tornando al contenuto del dispositivo, il Comitato della Sostenibilità Vinicola dovrà occuparsi essenzialmente di quattro compiti: definizione del disciplinare della sostenibilità vitivinicola e successivo aggiornamento; definizione del sistema di monitoraggio della sostenibilità della filiera vitivinicola, ivi compresa la determinazione dei criteri per l’individuazione del campione delle aziende a carico delle quali condurre l’indagine; individuazione degli indicatori necessari alle valutazioni della sostenibilità della filiera vitivinicola; supporto al Mipaaf nella fase di confronto e consultazione del partenariato economico e sociale sui contenuti del disciplinare. Ne faranno parte due rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, quattro rappresentanti delle Regioni e Province autonome, due esperti del Crea, di cui uno afferente al Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia ed uno al Centro di ricerca per la Viticoltura ed Enologia, un rappresentante di Accredia e, a titolo consultivo, un rappresentante per ciascuno dei sistemi di valutazione della sostenibilità nel settore vitivinicolo facenti parte del Gruppo di lavoro per la Sostenibilità in Vitivinicoltura (VIVA, Equalitas, Tergeo), e nessuno di loro avrà diritto ad un compenso o a un rimborso spese.
Sarà loro il compito, fondamentale, di redigere il Disciplinare della Sostenibilità Vitivinicola, che dovrà riportare l’insieme delle regole produttive e di buone pratiche finalizzate a garantire il rispetto dell’ambiente, la qualità e sicurezza alimentare, la tutela dei lavoratori e dei cittadini, un adeguato reddito agricolo. In sede di prima applicazione, il disciplinare fa riferimento alle procedure, ai principi e alle disposizioni contenute nelle linee guida nazionali di produzione integrata per la filiera vitivinicola (legge 3 febbraio 2011, n. 4), da integrare tenendo conto, sia per la fase di campo che di cantina, delle prescrizioni e dei requisiti previsti da norme cogenti o volontarie, nazionali o internazionali, e dei più recenti orientamenti in materia di sostenibilità dei processi produttivi della filiera vitivinicola.
Centrale sarà ovviamente il monitoraggio, che avrà il compito di verificare l’impatto derivante dall’attuazione del disciplinare sugli aspetti di natura ambientale, economica e sociale che interessano l’intero processo produttivo, distinto in fase di campo e di cantina. Sarà il Comitato della Sostenibilità Vinicola ad individuare gli indicatori di monitoraggio della sostenibilità della filiera vitivinicola che, calcolati dalle basi di dati ufficiali nazionali, misureranno lo stato di applicazione di alcuni impegni dello standard, e saranno connessi in modo funzionale agli obbiettivi delle politiche agricole comunitarie e nazionali. Per le fasi successive di sviluppo del disciplinare, verranno quindi introdotti indicatori di performance in grado di quantificare il progresso compiuto in termini di sostenibilità dei processi e dell’organizzazione.

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