Ancora non c’è l’ufficialità, ma sembra sempre più probabile che nei giorni di festa l’Italia sarà tutta “zona rossa” e che secondo le indiscrezioni, per la Vigilia, Natale, Santo Stefano, domenica 27 e mercoledì 31 dicembre, Capodanno, 2 e 3 gennaio, ristoranti e bar saranno chiusi tutto il giorno. Un ulteriore durissimo colpo per il settore. Che pagherà un conto ulteriore di 250 milioni di euro, cifra che verrà a mancare agli incassi di ristoranti, alberghi ed agriturismi, tra i più colpiti da questa seconda ondata di emergenza. La stima sugli effetti della “stretta di Natale”, che interesserà i 360.000 locali della ristorazione presenti in Italia, arriva dalla Coldiretti, e automaticamente si traduce in un nuovo allarme per il settore che sperava nella “coda” natalizia per dare un po’ di ossigeno in un 2020 disastroso. Tradotto in consumi, le chiusure significano un taglio di 70 milioni di chili tra pandori e panettoni, 74 milioni di bottiglie di spumante, tonnellate di pasta, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca; pane, carne, salumi, formaggi e dolci spariti dalle tavole lo scorso anno solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno. Crolla anche la spesa media degli italiani per i menu natalizi che si riduce del 31% e scende ad un valore di 82 euro per famiglia, la più bassa da un decennio a questa parte, secondo l’indagine Coldiretti/Fondazione Divulga. A salvarsi, con cali contenuti, sono soltanto alcuni prodotti della tradizione come lo spumante (-15%) e panettoni (-4%) mentre un vertiginoso ribasso (80%) arriva dallo champagne che risente maggiormente della chiusura dei locali. Tempi particolarmente difficili anche per gli agriturismi, un sistema che annovera 25.000 strutture e circa mezzo milione di posti a tavola e che per i limiti causati dalla pandemia, ricorda Coldiretti, “ha già perso 1 miliardo di fatturato nel 2020 nonostante il fatto che nelle campagne il distanziamento non si misura in metri, ma in ettari”.
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