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BIODIVERSITÀ

Il rilancio del castagno, un pezzo della nostra identità e occasione di rinascita per la montagna

L’appello di Slow Food che chiede un Piano Strategico Nazionale per la gestione attiva, a partire da un censimento nazionale dei castagneti
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Appello Slow Food per il rilancio del castagno in Italia

Rimettere il castagno al centro delle politiche forestali per contrastare l’abbandono delle aree interne e restituire futuro alla montagna: è il messaggio degli “Stati Generali” della castanicoltura, a Castanea Expo 2025, nei giorni scorsi a Firenze, dove Slow Food Italia e la Rete Slow Food dei Castanicoltori hanno presentato un pacchetto di proposte che intrecciano ambiente, cultura ed economia. Il castagno, spiega Slow Food, non è solo una coltura, ma un sistema agro-silvo-pastorale capace di generare valore ecologico, sociale e produttivo, presidiare il territorio, catturare CO2, prevenire frane e incendi e offrire opportunità di sviluppo sostenibile per Appennini e Alpi. In un Paese con milioni di ettari di castagneti spesso abbandonati, Slow Food chiede un Piano Strategico Nazionale che superi la frammentazione normativa e rilanci la gestione attiva, a partire da un censimento nazionale dei castagneti, dal riconoscimento dei servizi ecosistemici della castanicoltura tradizionale e da una cabina di regia che coordini le politiche regionali, fino a incentivare forme di aggregazione territoriale, quali associazioni fondiarie e forestali, al fine di superare l’eccessiva suddivisione dei terreni, creare figure professionali che facilitino processi di aggregazione sui territori intorno ai temi della forestazione (come forest manager e facilitatori territoriali), e approvare uno stralcio specifico per il castagno da rinnovare, innovare e rendere operativo su tutto il territorio nel Piano nazionale frutta in guscio.
Centrale anche il ruolo della Rete Slow Food dei Castanicoltori, attiva dal 2021, che unisce comunità, produttori, tecnici, ricercatori e cuochi per tutelare varietà locali, saperi antichi e architetture rurali come essiccatoi e mulini a pietra, promuovendo qualità e identità. Un patrimonio vivo, raccontato anche dal progetto filmico “La Custode”, mappa immersiva dei castagneti italiani finanziata dall’Unione Europea - Next Generation Eu, su proposta di Small Boss Production, che dà voce a chi ogni giorno custodisce boschi e biodiversità. Per Slow Food, il futuro della montagna passa da qui: dal riconoscere nel castagno non un residuo del passato, ma una risorsa strategica su cui costruire nuove economie circolari, comunità più forti e un rapporto rinnovato tra uomo e natura.
“Per la Rete Slow Food dei Castanicoltori la partecipazione a Castanea Expo ha costituito un’importante occasione di confronto e di scambio favorendo il rafforzamento di relazioni esistenti e la creazione di nuovi legami con altre associazioni e con le istituzioni presenti, come il Ministero dell’Agricoltura, EuroCastanea e Città del Castagno. La Rete ha avuto anche modo di condividere il documento Farina Slow - spiega Rosaria Olevano, referente Rete Slow Food dei Castanicoltori - che valorizza il metodo di essiccazione a fuoco lento negli essiccatoi e la macinatura a pietra, che non solo conferisce al prodotto finale profumi e sentori unici, ma rappresenta un valore identitario, testimonianza di impianti produttivi tradizionali perfettamente integrati nel contesto ambientale e paesaggistico”.
“Il castagno non è solo un albero: è un simbolo di resilienza e convivenza tra uomo e natura, un presidio contro l’abbandono, un potenziale alleato nella transizione ecologica. Per questo, oltre che renderlo nuovamente protagonista del futuro della montagna, è necessario tornare a raccontarlo, con la forza culturale e politica che merita. Perché perdere il castagno significherebbe perdere un pezzo della nostra identità collettiva e l’occasione di rinascita per la montagna. Per questo Slow Food sostiene con convinzione l’avvio di un Piano Strategico Nazionale per una castanicoltura capace di proteggere realmente un patrimonio che dovremmo rivendicare con più coraggio, a favore della rigenerazione dei sistemi tradizionali. Tra le sei proposte presentate al Ministero, la realizzazione di un censimento del castagneto su tutto il territorio italiano, che consenta di portare solide istanze sui tavoli della politica europea, e la necessità di puntare al riconoscimento dei servizi ecosistemici della castanicoltura tradizionale”, conclude Federico Varazi, vicepresidente Slow Food Italia.

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