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TERRITORI E MERCATI

Il rischio dazi Usa “letto” dai big del vino: le voci di Brunello di Montalcino, Barolo e Amarone

Tra preoccupazione e frustrazione, parlano i Consorzi di Brunello di Montalcino, Barolo e Barbaresco e Valpolicella
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Il rischio dazi Usa “letto” dai big del vino: le voci di Brunello, Barolo e Amarone

Se la questione sui dazi Usa preoccupa tutto il vino italiano, non fanno eccezione i grandi territori che, forti del loro blasone, si potrebbe pensare, avrebbero maggiore resistenza ad una misura da più parti definita catastrofica. È palese, infatti, la preoccupazione che arriva dai Consorzi del Brunello di Montalcino, da quello del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e da quello della Valpolicella, che si mescola ad un senso di impotenza, come testimoniano i loro vertici.
“La preoccupazione è altissima, per Montalcino il mercato Usa vale il 20-30% del fatturato, è un mercato che è importantissimo, di riferimento - spiega a WineNews il presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci - ci siamo mossi a suo tempo con la politica per capire se c’era possibilità di fare qualcosa, ma non è la nostra politica che non può intervenire, è Trump che non ascolta. Speriamo che ascolti i commenti fatti da autorevoli giornalisti del settore, importatori e distributori Usa, che sono tutti contro questa scellerata politica di dazi che compromettere il made in Italy, ma è difficile fare di più. Molte aziende hanno spedito prodotto già dai primi di gennaio per arginare un po’ i rischi, ma se arrivassero i dazi sarebbe davvero un grande problema”.
“C’è preoccupazione e frustrazione, perchè al netto di appelli alle istituzioni e campagne di sensibilizzazione il settore può fare ben poco - fa eco Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani - e, quindi, affronteremo i problemi quando si manifesteranno, anche se già solo l’incertezza che c’è, che per chi fa impresa è la peggiore delle condizioni possibili, crea problemi. Sopratutto in un mercato fondamentale anche per i vini delle Langhe, come quello americano, su cui abbiamo investito e continuiamo ad investire tanto (ad inizio febbraio, il Consorzio sarà a New York, con oltre 200 produttori del territorio, i big della critica e del trade americano e una grande cena di gala con la cucina di Massimo Bottura, lo chef italiano n. 1 al mondo, la musica de Il Volo, una delle realtà canore italiane di maggior successo internazionale, ed il presentatore Alessandro Cattelan, tra i volti più popolari della tv, per Barolo & Barbaresco World Opening, ndr), e se arrivassero nuovi dazi sarebbe davvero controproducente. Quindi guardiamo alla vicenda con preoccupazione, ovviamente, ma senza panico, per essere pronti a reagire agli scenari che si configureranno”.
“Un fattore tanto esogeno quanto ingiusto - dice, dal canto suo, Olga Bussinello, direttore del Consorzio della Valpolicella - rischia di colpire uno dei capisaldi dell’export veronese: il vino. Negli 5 ultimi anni, i rossi veneti - dove la Valpolicella incide per il 70% del valore - sono cresciuti del 46% sul mercato americano, un dato che va ben oltre l’incremento export di vino made in Italy nello stesso periodo. C’è molta preoccupazione - ha aggiunto - ma al tempo stesso la consapevolezza che attraverso un salto di qualità della diplomazia Ue si possa ancora evitare ciò che a tutti gli effetti suonerebbe come una beffa commerciale dopo tanti anni di investimenti in promozione e crescita dei nostri brand verso un top buyer sempre più strategico. Siamo preoccupati soprattutto per i vini a fascia media, quindi per il Valpolicella - che, negli Usa, esporta il 17% dell’intero export - e il Ripasso. Sull’Amarone vogliamo sperare di poter contare sulla sua forte identità e sul fatto che sia un vino meno sostituibile di altri. Ma la leva del prezzo mette ovviamente a rischio anche il nostro grande rosso, che negli Usa raccoglie a valore il 15% delle vendite complessive realizzate all’estero”.

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