“La forza del cibo è grande. Prima pensavamo che il compito degli chef fosse soltanto quello di cucinare per i propri clienti nel ristorante. In questo momento, invece, il nostro compito è quello di lavorare in ogni campo che abbia pertinenza con il cibo e con il suo lavoro: agricoltura, pesca, creatività, nutrizione, salute, educazione, promozione del proprio lavoro nel mondo, in tutti i campi in cui sia possibile correggere ciò che è sbagliato Il ruolo degli chef oggi è riconosciuto come mai prima nella società, e questo ci dà la forza, la forza di convincere le persone, convincerle con il tuo lavoro. Quando le persone hanno il potere di credere in qualcosa, allora le cose cambiano”. A dirlo, a WineNews, Gastòn Acurio, celebre chef peruviano, che ha portato la cucina del suo Paese alla ribalta mondiale, ma anche attivista politico.
“La forza del cibo - spiega - sta nel fatto che tutta la catena che va dal contadino allo chef al cliente può contribuire al cambiamento, in accordo con ciò che crediamo.
Siamo finalmente arrivati al momento in cui l’informazione è nelle mani di tutti, prima l’informazione era verticale, ora è orizzontale. Oggi tutti abbiamo accesso ad una moltitudine di informazioni, prima c’era una sola voce ed eri costretto a credere a quella. Grazie a questo, per esempio, in Perù, ho avuto l’opportunità di cambiare il menu di 2 milioni di bambini nelle scuole pubbliche. Prima mangiavano prodotti forniti da grandi aziende, 4-5 ingredienti, tutti prodotti industriali, che consentivano di fare 2-3 ricette comuni. Ora questi 2 milioni di bambini mangiano ricette locali, realizzate con ingredienti regionali forniti da contadini dei dintorni. Questo cambiamento è stato possibile perché la gente, i clienti, la società ci ha creduto e con la sua forza ha fatto sì che il Governo cambiasse rotta, e questo è fantastico”.
“Noi siamo come degli chef-ponte - dice Acurio - condividiamo tutto quello che succede nelle fattorie e nei mari con i clienti del ristorante e con gli spettatori dei nostri show in tv, nei giornali, nelle riviste. Piantiamo il seme delle nostre idee nella società, una società che ora ama il cibo più che mai, e che ama non solo le cose buone da assaggiare ma il concetto di buono in generale”.
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