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Il servizio sanitario britannico ha adottato nuove (e ben più restrittive) linee guida sul consumo di alcolici. Ma l’associazione di consumatori pro-birra del Regno Unito Camra non ci sta, e, numeri alla mano, chiede un referendum nazionale

Il servizio sanitario britannico, lo Nhs, a gennaio 2016, ha aggiornato dopo 21 anni le proprie linee guida sul consumo di alcolici - e nel farlo ha stabilito, piuttosto sorprendentemente, che le quantità raccomandate per gli uomini fossero riviste al ribasso per portarle allo stesso livello di quelle per le donne, passando da un massimo di 21 a un massimo di 14 “unità” a settimana. Il che, all’atto pratico, si traduce in non più di sei pinte di birra a gradazione media, o sette bicchieri di vino, ogni sette giorni. Una decisione che ha fatto discutere, e che ora l’associazione indipendente di consumatori Camra, acronimo di “Campaign for Real Ale” (www.camra.org.uk), ha deciso di contestare apertamente.
L’associazione, che esiste dagli anni Settanta, ha citato i risultati di un sondaggio condotto tramite la piattaforma autonoma “YouGov”, secondo i quali oltre la metà del campione totale, composto da 2.040 persone, non è d’accordo col giro di vite dello Nhs (51%) e ben il 61% considera un consumo moderato come parte di uno stile di vita salutare - l’esatto opposto di quanto affermato dall’attuale Chief Medical Officer di Sua Maestà, Dame Sally Davies, secondo la quale non esisterebbe un livello sicuro di consumo. E ha comprensibilmente contrattaccato, richiedendo ufficialmente al Ministero della Salute del Regno Unito di mettere in piedi una “public consultation” per stabilire un dialogo biunivoco tra cittadini e governo, e per stabilire se davvero le nuove linee guida siano “adatte e basate su dati empirici”, come è ovviamente necessario che siano.

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