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INNOVAZIONE

Il tappo a vite avanza tra i pregiudizi dei produttori, e conquista i cru dei Soave di Prà

Impermeabile ai cambiamenti, il mondo del vino italiano si apre al cambiamento: se lo screw cap garantisce la qualità anche delle denominazioni top

Il mondo del vino, specie quello italiano, è legato più di qualsiasi altro settore del beverage alla propria storia ed alle proprie tradizioni, un patrimonio ricchissimo, fondamenta della sua unicità, fatto di conoscenza e consapevolezza antiche, ma che di tanto in tanto devono necessariamente confrontarsi con la modernità. Del resto, la tecnologia, quando usata con giudizio, non può far altro che perfezionare e migliorare l’esistente, in cantina e in vigna. Non tutte le novità, però, trovano terreno fertile tra i produttori, ed alcune devono faticare un po’ più delle altre per dimostrare la propria bontà. È il caso delle chiusure, perché il valore simbolico del tappo di sughero spesso e volentieri ha un peso persino maggiore delle evidenze scientifiche. Questione di abitudini, ma anche di marketing, e poco importa che, nel Nuovo Mondo, tappi tecnici e tappi a vite siano la norma, e garantiscano la qualità del vino sia sul breve che sul medio termine.

Certo, nell’oceano della produzione enoica italiana, e compatibilmente con i disciplinari di produzione delle diverse denominazioni, esistono le eccezioni, frutto spesso e volentieri di sperimentazioni durate anni e di una certa predisposizione all’innovazione. È il caso, tra gli altri, di Graziano Prà, alla guide della griffe del Soave, che, dopo aver scommesso sul tappo a vite per i suoi vini bianchi, ha puntato sul tappo a vite anche per i grandi cru del Soave, come il Monte Grande, un Soave Classico che nasce dai vigneti storici di famiglia e che, come cru, racconta la forza minerale dei terreni vulcanici Soave. La ricerca di Graziano Prà nei confronti del tappo a vite è iniziata per trovare la soluzione migliore per l’affinamento del vino, e il primo vino a sperimentare questa strada è stato “Otto”, Soave Classic fresco e di pronta beva, da uve Garganega al 100%. Oltre alla longevità e alla garanzia dell’evoluzione in bottiglia, attraverso una micro-ossigenazione del vino senza alterazioni, l’azienda sostiene il tappo a vite anche per il suo essere rispettoso e attento nei confronti del cliente.

“Il tappo a vite supporta la longevità del vino, gli permette di evolvere correttamente e garantisce una chiusura perfetta - sottolinea Graziano Prà - sono queste solo alcune ragioni che sostengono la nostra scelta, una decisione maturata dopo tredici anni di osservazioni e degustazioni comparate di vecchie annate. Oggi siamo certi che il tappo a vite sia la scelta migliore per l’affinamento e la conservazione dei nostri vini, la risposta più forte al nostro desiderio di produrre vini buoni nel tempo, senza difetti ed eleganti. Comprare una bottiglia di Soave con il tappo a vite - aggiunge Graziano Prà - significa non correre rischi ed essere certi di acquistare un vino che dipende dall’annata, e mai dal tappo. Inoltre, lavorando molto con i mercati esteri, il tappo a vite ci permette di reggere lo stress da trasporto, evitando tutti i problemi legati al posizionamento verticale o orizzontale e agli sbalzi di temperature tra un mezzo e l’altro”.


Focus - Il ritratto: l’azienda è la somma delle scelte di Graziano Prà, che da sempre ha messo al centro la valorizzazione dei territori

L’azienda è la somma delle scelte di Graziano Prà, che da sempre ha messo al centro del suo lavoro la valorizzazione dei territori: come il Monte Grande, cru dell’azienda, il Monte Bisson nel Soave e la Morandina nella Valpolicella. In tutto sono 40 ettari vitati nelle colline del Soave, con suoli di origine vulcanica, e otto ettari in quelle della Valpolicella, dove alleva vigneti a 500m di quota, su un terreno composto da suolo calcareo e in un’area caratterizzato da grandi escursioni termiche, influenzata dalle correnti fredde dei Monti Lessini e del Monte Carega. Oggi Graziano Prà produce cinque etichette provenienti dai terreni del Soave, Otto, Staforte, Monte Grande, Colle Sant’Antonio e Passito Bianco delle Fontane, e la linea Morandina dai vigneti in Valpolicella, con i rossi Valpolicella, Ripasso e Amarone della Valpolicella.

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