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IL TURISMO ENOGASTRONOMICO, UN COMPARTO CHE IN ITALIA VALE TRA I 3 ED I 5 MILIARDI, MA SU CUI IL GOVERNO ITALIANO NON SEMBRA PUNTARE DAVVERO, MENTRE IN FRANCIA SI TAGLIA L’IVA AI RISTORANTI PER FAR RIPARTIRE LA GASTRONOMIA ...

Partiamo dai numeri, per disegnare un quadro soddisfacente di un settore complesso come quello del turismo enogastronomico: il Rapporto Annuale n. 9 “Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia. I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, promosso dalle Città del Vino e realizzato dal Censis, parla di un comparto che muove tra i 3 e i 5 miliardi di euro, e coinvolge tra i 4 e i 5 milioni di turisti enogastronomici che, tra stabili ed occasionali, hanno scelto il Belpaese nel 2010 per i loro viaggi, spendendo in media 193 euro ciascuno al giorno. Tutto rose e fiori, quindi? Assolutamente no, perché nel 2010, ad esempio, il settore dell’agriturismo ha subito una flessione in termini di presenze del 6,4%, meno della flessione complessiva, pari al 14,5%, ma sempre di crisi si tratta, ed anzi il dato assume tinte fosche se si pensa che nel mondo il numero dei viaggiatori è cresciuto nel 2010 del 6,7%.
È un momento di grande difficoltà per il turismo italiano, che da solo vale il 10% del pil del Paese, ma, quel che è peggio, è che chi ha il dovere di farlo ripartire non sembra in grado di toccare le corde giuste, specie per la sua punta di diamante, il turismo enogastronomico. Il sito di promozione del Belpaese, www.italia.it, riaperto dal ministro Brambilla, continua infatti a dimenticare il turismo rurale, ed a presentare lacune gravi ed una pessima indicizzazione sui motori di ricerca.
Per non parlare del sito dell’Agenzia Nazionale del Turismo, che dovrebbe promuovere tutta l’offerta turistica italiana, e invece esclude i comparti extralberghiero ed agrituristico. E i finanziamenti? Meglio non parlarne: in Francia si taglia l’iva ai ristoratori, in Italia si dimezzano le risorse. Infine, il Codice del Turismo appena varato dalla Brambilla, ha fatto letteralmente infuriare i pubblici esercenti: e forse, la possibilità di consentire alle strutture ricettive di somministrare pasti e bevande, anche a clienti che non hanno effettuato il pernottamento, più che una soluzione sembra un nuovo problema.

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