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IL VERO “PETROLIO” DELL’ITALIA? IL TURISMO LEGATO AL VINO E AI SAPORI. PAROLA DI ALESSANDRO CASALI, UOMO DI MARKETING E COMUNICAZIONE E IDEATORE DI VINI NEL MONDO. “NE SONO CONVINTO, MA SERVE UNA CABINA DI REGIA E UN MAGGIOR DIALOGO PUBBLICO-PRIVATO”

In un’Italia che ha pochissime grandi industrie ma grandi artigiani, pochi poli industriali ma tantissimi e meravigliosi paesaggi, quale è il “petrolio”, la risorsa principe del Paese? Ovvio, la sua eccellente produzione enogastronomica e l’attrattiva turistica che intorno ad essa si sviluppa. La pensa così Alessandro Casali, uomo di marketing e comunicazione e ideatore di “Vini nel Mondo”, la kermesse di scena ogni anno a Spoleto che attira decine di migliaia di appassionati.
“Ne sono convinto - spiega a WineNews - il turismo è un grande attrattore del nostro paese, e lo è anche il cibo, non siamo conosciuti solo per le bellezze paesaggistiche e artistiche di cui l’Italia è ricchissima, ma soprattutto per l’enogastronomia, non solo il vino che quantitativamente e qualitativamente è al primo posto al mondo, ma anche per l’eccellenza del cibo. Quando un americano, un norvegese o un russo arrivano nel nostro Paese, tra le prime cose dell’eccellenza mettono il vino e il cibo. Quello che dico sempre è che il Governo dovrebbe fare una cabina di regia unica, coinvolgendo come minimo due Ministeri, Turismo e Politiche Agricole, ma anche lo Sviluppo Economico, sotto la cui egida sono anche design e moda. E con questa cabina di regia unica promuovere il made in Italy nel mondo”.

Ma il pubblico, le istituzioni, dovrebbero occuparsi solo di promozione e lasciare gli eventi all’iniziativa dei privati, o servirebbe un maggiore dialogo pubblico-privato?

“L’unione fa la forza, ma l’Italia è deficitaria dal punto di vista del fare squadra e dell’ottimizzazione delle risorse. Un’interazione pubblico-privato è l’eccellenza, il pubblico ha dei plus che può mettere a disposizione, il privato ha quella duttilità e quella creatività che il pubblico spesso non riesce ad avere, ma insieme possono essere vincenti. Ma oltre a puntare sull’enoturismo un altro grande tema è la contraffazione: solo il 10% dei prodotti venduti come italiani nel mondo lo sono realmente, il 90% no. Se potessimo invertire questa percentuale sarebbe una cosa strabiliante, risolveremmo la metà dei problemi della filiera agroalimentare”.

Parlando di consumi, dunque, se è vero che la soluzione sta nei mercati del mondo, non si può trascurare il mercato italiano. Dove il calo dei consumi, dovuti alle difficoltà economiche ma anche a un vento “neoproibizionista” che non cessa di soffiare ed a norme che colpiscono sempre più spesso anche il consumo moderato, si fa sentire. E allora i tanti eventi di successo del wine & food italiano, di cui Vini nel Mondo è uno degli esempi di maggior successo, come ha dimostrato l’edizione 2011 che, nonostante il maltempo, ha visto gli enoappassionati invadere la splendida cittadina umbra, possono essere un antidoto a questa riduzione di consumo?

“Assolutamente. Vini nel Mondo è nata 7 anni fa in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole proprio per informare il consumatore, che spesso è bistrattato e raggirato, e l’evento vuole aprire al consumatore, dargli consapevolezza, farlo incontrare con il produttore, raccontargli la storia che c’è dietro, fatta di tante braccia e tanti uomini che in maniera silente lavorano per tanti anni per portare alla ribalta un vino straordinario come i vini italiani che noi abbiamo. E da quest’anno abbiamo voluto aprire anche agli olii e ai cibi Dop e Igp per creare questa sinergia vino-cibo sempre più efficace”.

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