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TEMPI MODERNI

Il vino italiano, con un mercato in crisi all’export ed “in casa”, nel 2023, gioca in difesa

Calano valori e volumi, in Italia e nel mondo. I dati e lo scenario tracciato dal Forum Wine Monitor n. 10 di Nomisma (di scena, oggi, a Bologna)
EXPORT, NOMISMA, STATI UNITI, vino, WINE MONITOR, Italia
Il vino italiano, con un mercato in crisi all’export ed “in casa”, gioca in difesa

Il 2023, salvo clamorosi ed improbabili recuperi negli ultimi mesi dell’anno, pur sempre fondamentali per i bilanci delle aziende, sarò ricordato come un anno in cui, il vino italiano, dopo anni di attacco ai mercati segnati da una crescita importante e costante, avrà giocato in difesa. E se alla fine il risultato sarà un buon pareggio, o qualcosa di simile, il settore si dovrà accontentare, guardando a tempi migliori. Perchè è ormai assodato che gli effetti della crisi si fanno sentire anche nel mondo del vino. Come confermano i dati diffusi nel Forum Wine Monitor n. 10, oggi a Bologna, organizzato da Nomisma e arricchito dai contributi, tra gli altri, di Federico Zanella, presidente & ceo Vias Imports, tra le principali realtà di importazione di vino in Usa (con cantine come Cataldi Madonna, Basilisco, Statti, Vie di Romans, Principe Pallavicini, Velenosi, Giovanni Rosso, Produttori del Barbaresco, Pecchenino, Leone De Castris, San Leonardo, Fattoria del Cerro, Castello dei Rampolla, Campo alla Comete, Rocca di Frassinello, Salvioni, Còlpetrone, Argillae e Speri, tra gli altri), i vertici di due delle più importanti realtà del vino italiano come Ettore Nicoletto, presidente & ceo Angelini Wines & Estates, e Lamberto Frescobaldi, alla guida di Frescobaldi, e Paolo De Castro, eurodeputato e presidente del Comitato Scientifico Nomisma.
Nei primi 8 mesi 2023, spiega Wine Monitor Nomisma, le quantità di vini fermi e frizzanti italiani acquistati nei top 12 mercati internazionali (quelli che, per capirci, pesano per oltre il 60% sulle importazioni mondiali di vino) risultano in calo dell’8%. Stessa sorte tocca agli spumanti, la categoria che, nell’ultimo decennio, era invece cresciuta senza soluzione di continuità, che fanno segnare uno speculare -9%: si tratta di variazioni in linea con la media del mercato, con un trend negativo che risparmia pochi Paesi esportatori, e che vede anche il nostro primo mercato di sbocco a valore, gli Stati Uniti, ridurre le importazioni dall’Italia del -13%.
“Nel mercato statunitense, tutti i principali esportatori di vino soffrono a causa di una riduzione nella capacità media di spesa dei consumatori. Solo la Nuova Zelanda, con il suo Sauvignon Blanc, non sembra conoscere crisi, mettendo a segno una crescita delle esportazioni di oltre il 20% nei primi otto mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, evidenzia Denis Pantini, responsabile agroalimentare e Wine Monitor Nomisma.
Ma non va meglio sul mercato nazionale. Le vendite di vino nel canale retail flettono - nel cumulato fino a settembre - di un calo superiore al -2% a volumi, con riduzioni più elevate in Gdo nel caso dei vini fermi (-3,8%). Crescono solamente gli acquisti di spumante (+2,3%) ma il dato nasconde un effetto “sostituzione” che vede aumentare gli spumanti generici (più economici) a scapito di quelli a denominazione, Doc e Docg. Purtroppo, anche le previsioni sui comportamenti di consumo degli italiani per i prossimi 6 mesi - dedotte da una specifica Consumer Survey, condotta da Nomisma - non sono positive: al netto di chi non modificherà gli acquisti di vino rispetto alla situazione attuale (almeno 6 italiani su 10, ma nel contesto di una generalizzata riduzione dei consumi), c’è un 16% di consumatori che prevede di ridurli, nell’obiettivo di risparmiare sulla spesa in generale.
In questo scenario così complesso e incerto, sono soprattutto le piccole imprese vinicole a soffrire di più, anche a causa di una situazione finanziaria interna sovente minata da pesanti indebitamenti che rischiano di esplodere in conseguenza della stretta in atto sui tassi di interesse applicati. Basti pensare, infatti, che per le società di capitale con fatturato sotto a 10 milioni di euro, gli oneri finanziari sull’Ebitda vanno dall’11% per le imprese tra 2 e 10 milioni di euro, al 37% per quelle con fatturato inferiore. Ma, per quanto piccole, stiamo parlando di realtà che rappresentano l’85% del tessuto imprenditoriale del settore vinicolo, a cui sono riconducibili quasi il 50% degli addetti occupati.
Ma non è solo una questione di struttura finanziaria: da un’indagine svolta da Wine Monitor sulle imprese vinicole italiane è emerso come tra le esigenze ritenute prioritarie per affrontare le sfide dell’attuale scenario congiunturale figurino la pianificazione strategica, l’ottimizzazione dei processi produttivi e l’internazionalizzazione.
“È proprio partendo dall’esigenza di fornire risposte concrete e un supporto qualificato alla crescita delle imprese italiane del vino che Nomisma ha deciso di lanciare Wine Monitor Consulting. Grazie alle conoscenze di mercato e alla competenza maturata nel settore in oltre dieci anni di attività, a un patrimonio informativo unico per profondità e completezza, al network sviluppato con distributori, operatori commerciali e finanziari e top manager, Nomisma è in grado di affiancare le imprese del settore nel loro percorso di crescita, dall’elaborazione del piano strategico di sviluppo fino alla sua esecuzione, supportando l’effettiva messa a terra delle azioni previste. Nello specifico, il team di Wine Monitor Consulting garantisce un supporto qualificato e continuativo nelle fasi intermedie di sviluppo e nel project management necessario all’attuazione di ogni tipologia di intervento, quali percorsi di internazionalizzazione, ottimizzazione dei processi produttivi e organizzativi, digitalizzazione” dichiara Marco Govoni, head of consulting Nomisma.
Un aspetto positivo che emerge dalle riflessioni condivise in occasione del Forum Wine Monitor è rappresentato dalla chiusura dei negoziati sul nuovo regolamento europeo in tema di indicazioni geografiche, Dop e Igp. Come ribadito da Paolo De Castro, presidente del Comitato Scientifico di Nomisma e relatore per il Parlamento Europeo della riforma, “con questo nuovo regolamento, i vini italiani a indicazione geografica potranno godere di una maggiore tutela dalle evocazioni sul mercato europeo, anche nel panorama dei domini internet con un sistema di geoblocking immediato, mettendo fine ai tentativi di imitazione che periodicamente emergono ai danni delle nostre eccellenze enoiche. In altre parole, verranno eliminate una volta per tutte quelle falle del sistema che consentono di sfruttare indebitamente la reputazione delle denominazioni, dato che le richieste di registrazione di menzioni tradizionali, come quella del Prosek, non potranno più essere prese in considerazione in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp”.

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