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IL WHISKY SCOZZESE TEME IMITAZIONI. PRESTO ARRIVERA’ LA DOC

Il whisky scozzese vuole essere più tutelato contro le imitazioni all’estero, e il governo di Londra si appresta a varare leggi che ne rendano più precise le definizioni che necessitano a un whisky per dirsi doc e precisino senza ambiguità la zona di produzione. L’annuncio è stato dato da Hilary Benn, Ministro per l’Ambiente, gli Alimenti e gli Affari Rurali, per il quale le nuove leggi regolamenteranno in maniera stringente le descrizioni e le indicazioni geografiche che si possono usare su una bottiglia di vero whisky. Ad esempio se si parla di whisky di Islay o delle Highlands, solo una bottiglia realmente prodotta in quelle regioni potrà affermarlo, mentre usare il nome di una distilleria significherà che il prodotto viene unicamente da quell’azienda. La mossa è stata subito accolta con favore dalla Scotch Whisky Association, che raggruppa i produttori.

Le esportazioni di questo superalcolico valgono 3 miliardi di euro all’anno per l’economia scozzese, ma questa cifra rischia di essere intaccata dalle contraffazioni. Secondo le nuove norme proposte, il whisky verrà definito in sole cinque categorie: single malt, single grain, blended, blended malt e blended grain. I produttori potranno mettere sull'etichetta uno dei cinque nomi regionali: Highland, Lowland, Speyside, Campbeltown, Islay.

Le nuove leggi consentiranno anche azioni legali contro chi all’estero produce whisky non originale, magari decorando le bottiglie con nomi e immagini che evocano la Scozia, come nel caso dei marchi Glen Highland Green e Red Scot, molto venduti in India e Cina.

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