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IMMIGRATI: NEI CAMPI ATTESA PER 80.000 STAGIONALI. SENZA LA PUBBLICAZIONE DEL DECRETO FLUSSI 2010 IL 10 % DEL RACCOLTO RESTA NEI CAMPI. LO DICE LA COLDIRETTI

C’è forte apprensione nelle aziende agricole per il ritardo al via libera all’ingresso di 80mila lavoratori stagionali immigrati dai quali dipende il 10% dei raccolti nelle campagne italiane dove stanno per iniziare i lavori di preparazione della primavera. Lo afferma la Coldiretti, nel primo “sciopero degli immigrati”, nel sollecitare la tempestiva pubblicazione del decreto flussi 2010 in Gazzetta Ufficiale poiché il ritardo rischia di danneggiare settori di grande rilevanza per il made in Italy agroalimentare. Dopo la pubblicazione del decreto occorrerà attendere - sottolinea la Coldiretti - gli altri adempimenti amministrativi che, tra nulla osta dello Sportello Unico presso la Prefettura e il rilascio del visto presto i Consolati all’estero, richiederanno almeno altri sessanta giorni. Troppi per il settore agricolo che - afferma la Coldiretti - deve confrontarsi con i tempi dettati dall’andamento stagionale delle produzioni.

La maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari - sottolinea la Coldiretti - troverà infatti occupazione in agricoltura che, insieme al turismo e all’edilizia, è il settore con maggiori opportunità occupazionali per questi lavoratori indispensabili nello svolgimento della generalità delle lavorazioni stagionali e, soprattutto, per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti.

Anche quest’anno è prevista la procedura informatica con domande di ingresso on line che evitano le lunghe file alle poste del passato, secondo la Coldiretti che lo scorso anno è stata l’associazione che ha presentato il maggior numero di domande ed è impegnata nelle proprie strutture territoriali a raccogliere le richieste dei datori di lavoro.

Con il 10% di extracomunitari sul totale dei lavoratori agricoli è nelle campagne dove la presenza di immigrati evidenzia una incidenza tra le più elevate dei diversi settori economici, secondo il XIX Rapporto Caritas/Migrantes sull’immigrazione al quale ha collaborato la Coldiretti. Sono 90.091 i rapporti di lavoro in agricoltura identificati come extracomunitari negli archivi Inps ed appartengono a 155 diverse nazionalità anche se a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura - sostiene la Coldiretti - sono principalmente nell’ordine gli albanesi (17,2%), i marocchini (12,6%) e, a sorpresa, gli indiani (13,8%) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del nord per l’abilità e la cura che garantiscono alle mucche.

Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso - aggiunge la Coldiretti - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l’attività di “bergamini” sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.

Secondo un’analisi della Coldiretti, il ruolo dei lavoratori extracomunitari nella produzione dei formaggi più tipici del made in Italy, nelle campagne di raccolta di ortaggi e frutta e nelle vendemmie dei vini più prestigiosi è senza dubbio più rilevante rispetto alla media delle produzioni agricole italiane. Sono 30.000 le aziende agricole italiane che, secondo la Coldiretti, assumono lavoratori extracomunitari con albanesi, indiani, marocchini, tunisini, macedoni che sono le principali nazionalità dei lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura dove prevalgono i rapporti di lavoro stagionali per le caratteristiche proprie del lavoro nei campi legato ai tempi di raccolta delle produzioni.

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