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IMMIGRAZIONE - COLDIRETTI: E’ STRANIERO UN LAVORATORE AGRICOLO SU DIECI. MARINI (COLDIRETTI): SENZA DI LORO A RISCHIO IL MADE IN ITALY A TAVOLA

Nelle campagne è straniero più di un lavoratore agricolo su dieci con buona parte della produzione alimentare “made in Italy” a rischio di estinzione senza l’impegno dei lavoratori provenienti dall’estero. Lo afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nella Conferenza nazionale per l’immigrazione nel sottolineare che “sono quasi 125.000 gli immigrati occupati regolarmente in agricoltura dove contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese”.

Sono molti - ha ricordato Marini - i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono diventati indispensabili come nel caso della raccolta delle mele in Trentino, la mungitura del latte per il Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Lombardia o la vendemmia dei prestigiosi vini in Piemonte e Toscana o la raccolta del pomodoro in Puglia.

I numeri evidenziano - ha spiegato il presidente della Coldiretti - la determinazione della parte più sana ed economicamente attiva dell’imprenditoria agricola a perseguire percorsi di trasparenza e qualità del lavoro adempiendo puntualmente agli obblighi burocratici ed economici connessi ai rapporti di lavoro dipendente anche se permangono, purtroppo, inquietanti fenomeni malavitosi e di becero sfruttamento della manodopera.

La firma del protocollo sull’emersione del lavoro nero e sommerso in agricoltura che abbiamo sostenuto è un atto importante. Non possiamo accettare che - ha continuato Marini - su un territorio che offre produzioni da primato per il “made in Italy”, si diffondano inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio del bene comune.

Un impegno al quale - ha precisato Marini - hanno contribuito la stragrande maggioranza delle imprese agricole che hanno valorizzato il lavoro anche degli immigrati e che pertanto devono essere tutelate. Non è un caso - ha continuato Marini - che l’agricoltura fa registrare un trend positivo che ha portato alla riduzione di circa un terzo degli infortuni negli ultimi cinque anni anche se molto resta ancora da fare.

Soprattutto con riferimento all’aumento dell’incidenza dei casi di infortunio tra i lavoratori immigrati è necessario - ha sottolineato Marini - continuare con decisione sulla strada intrapresa con interventi per la semplificazione, la trasparenza, l’innovazione tecnologica e la formazione, che sappiano accompagnare le imprese nello sforzo di prevenzione in atto. Secondo una indagine della Coldiretti a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura sono principalmente nell’ordine i polacchi (14%), rumeni (14%), albanesi e a sorpresa gli indiani (7%) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del Nord per l’abilità e la cura che garantiscono alle mucche.

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