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IMU E ACCISE SUI CARBURANTI APPLICATE ALL’AGRICOLTURA? “UNA COLTELLATA ALL’UNICO SETTORE CHE FINORA HA RETTO ALLA CRISI, CHE FARÀ DIMINUIRE LA RICCHEZZA PRODOTTA AUMENTANDO LE IMPORTAZIONI”: COSÌ FRANCO MANZATO, ASSESSORE AGRICOLTURA REGIONE VENETO

“Imu e accise sui carburanti applicate alle attività produttive agricole sono una coltellata alla competitività del made in Italy e alle nostre produzioni più concorrenziali. Sono una tassa sulla produzione e sulla produttività dell’unico settore che finora ha saputo, anche suo malgrado, resistere alla crisi”. Così l’assessore all’agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato sottolinea e ripete i pericoli concreti della tassazione aggiuntiva per l’agricoltura imposta dalla manovra “salva Italia”, “che farà morire molte aziende, diminuendo la ricchezza prodotta e aumentando le importazioni”.

“Ne parlero con il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania e interesserò le altre Regioni - spiega Manzato - non è solo un problema veneto ma di tutti. Sono imposte sul lavoro in quanto tale e sugli strumenti per renderlo produttivo. Di sicuro non si tratta di una tassa sul reddito né sulla ricchezza né sul patrimonio. Di certo l’enorme quantità di prodotti agroalimentari che già oggi entrano nel nostro Paese avrà un’ulteriore fattore di convenienza economica rispetto al made in Italy che il mondo ci invidia”.

Vengono applicate, ricorda l’assessore all’Agricoltura, un’aliquota dello 0,2% di base dell’imposta per i fabbricati rurali ad uso strumentale e dello 0,4% per le prime abitazioni rurali dei coltivatori diretti. Per i terreni agricoli il valore è ottenuto applicando un moltiplicatore pari a 120 di quello preesistente. Le nuove accise sui carburanti aggravano ulteriormente, e in taluni casi irrimediabilmente, il peso dei costi di produzione rispetto alla capacità di sopravvivenza delle aziende. “Per il solo carburante, le organizzazioni professioni - dice Manzato - valutano in circa 5.000 euro in più il costo per ciascuna azienda, con un rincaro che negli ultimi due anni è stato del 130%: dai 49 centesimi del gennaio 2010 agli attuali 1,13 euro, con effetti a catena”.

“Ricordo che la stessa esistenza di un’azienda agricola è sempre motivo di sviluppo per il territorio, anche quando non produce reddito per l’imprenditore, come è successo spesso in tutti questi anni di crisi. E aggiungo - conclude Manzato - che mi fa specie vedere che ci si rammarica per l’imposta sul rinnovo dei permessi di soggiorno e si penalizza la sopravvivenza di decine di migliaia di aziende attive e dei lavoratori che vi operano”.

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