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IN AGRICOLTURA 475 MILIONI DI FONDI COMUNITARI DA SPENDERE ENTRO IL 31, MA SIAMO IN RITARDO. LA RICETTA DEL MINISTRO ROMANO: “SEMPLIFICAZIONE PROCEDURE E PROGETTUALITA’ CONDIVISE”. COLDIRETTI: “BANDO APERTO E SBUROCRATIZZAZIONE”

Per l’ennesimo anno l’Italia si trova a dover fare i conti con le cicliche difficoltà di spesa dei fondi comunitari, almeno da parte di alcune Regioni (precisamente, Basilicata, Molise, Calabria, e Sicilia). Una costante che in agricoltura si ripete da tempo, con i Piani di Sviluppo Rurale con non riescono ad andare avanti, e la necessità di raggiungere l’obiettivo programmato per il 31 dicembre, pari a 871 milioni di euro di spesa complessiva, di cui 475 milioni di fondi comunitari. Ad accelerare l’iter, ci ha pensato il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, che a luglio ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni un rapporto della spesa di ciascun programma, con alcune proposte per recuperare i ritardi.

“Tra le azioni suggerite - ricorda il Ministro - la semplificazione delle procedure di controllo ed erogazione degli aiuti, il miglioramento del rapporto con il sistema bancario, la realizzazione di progettualità condivise, tra Ministero e Regioni, da realizzare nel breve periodo. Iniziative di cui parlerò agli Assessori regionali all’Agricoltura, che convocherò a breve, mentre i tecnici del mio Ministero hanno già programmato un incontro per il 23 settembre 2011 con quelli della Commissione europea e di tutte le Regioni per fare il punto della situazione. nel mio ultimo incontro con il Commissario europeo all’Agricoltura e allo sviluppo rurale, Dacian Ciolos - spiega ancora Romano - ho parlato anche di come migliorare la programmazione dello sviluppo rurale, di come semplificare le procedure e rendere più elastica la gestione finanziaria dei programmi, particolarmente complessa per un Paese regionalizzato come il nostro. Il Commissario si è mostrato molto attento - ha concluso Romano - a queste problematiche e alla possibilità di prevedere per il futuro un meccanismo di disimpegno da applicare a livello nazionale e non regionale”.

Preoccupata anche la Coldiretti, che vede a rischio gli 871 milioni totali di finanziamento ad un settore che ne ha estremo bisogno, e che sono destinati a progetti di innovamento dell’impresa agricola, dall’ammodernamento delle aziende all’agricoltura ecocompatibile, dall’ingresso dei giovani all’agriturismo fino alla valorizzazione della biodiversità. Anche per la Coldiretti, a finire sotto accusa sono “l’eccessivo carico burocratico richiesto alle imprese agricole al momento della presentazione delle istanze per accedere alle misure, che poi si riverbera sulla pubblica amministrazione, chiamata a valutare le domande ed i documenti allegati ed ad erogare le somme. Non meno importante - continua la Coldiretti - è il sistema di gestione delle domande di accesso alle misure Psr, con procedure pubbliche in alcuni casi farraginose e complesse”. Soluzioni? Oche, ma semplici: “occorre aumentare il numero dei bandi di accesso alle misure Psr da parte delle regioni, adottando il cosiddetto “Bando aperto” ossia la possibilità di presentare le domande in qualsiasi momento dell’anno da parte delle imprese agricole, evitando l’effetto concentrazione oltre a semplificare le procedure amministrative di gestione delle domande ed il carico burocratico per le imprese agricole. Ma in questa situazione è importante anche privilegiare gli investimenti che possono essere realizzati velocemente, recuperando così nell’avanzamento della spesa. Tra questi - continua la Coldiretti - è compresa l’aumento della dotazione della misura di accesso dei giovani in agricoltura che consente un certo automatismo nella spesa e tutti quegli investimenti aziendali che permettono di realizzare la filiera corta, come ad esempio gli investimenti per la vendita diretta dei prodotti agricoli o dei piccoli macchinari per la trasformazione in azienda dei prodotti agricoli.

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