“Nel 2018 le attività di vigilanza e di controllo in materia di lavoro hanno fatto registrare in agricoltura la percentuale più bassa di irregolarità, con una cifra nettamente inferiore alla media di altri settori, quali l’industria, l’edilizia e il terziario”. Lo sottolinea la Copagri, commentando il “Rapporto annuale dell’attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale” 2018 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, presentato dal sottosegretario al lavoro Claudio Cominardi e del direttore Inl Leonardo Alastra, oggi, a Roma.
“Gli accertamenti - come si legge nel capitolo dedicato al caporalato in agricoltura del rapporto - hanno consentito di raggiungere importanti obiettivi, in termini sia di irregolarità riscontrate, sia di provvedimenti sanzionatori irrogati e sia di esiti/sviluppi delle indagini in ordine alle fattispecie penali segnalate all’Autorità Giudiziaria. Nel settore sono state effettuate 7.160 ispezioni, con un tasso di irregolarità registrato di circa il 54,79%, superiore di oltre 4 punti percentuali rispetto al 2017 (50%). Dei 5.114 lavoratori irregolari riscontrati, 3.349 (65,5%) sono risultati in “nero” e, tra questi, 263 cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Sono stati altresì adottati 479 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (+25% rispetto ai 360 del 2017) 404 dei quali (l’84%) sono stati poi revocati a seguito di intervenuta regolarizzazione”.
“Il coagulo di risorse ispettive su questo fronte - continua il rapporto - ha sortito l’effetto di procurare un netto incremento delle attività di polizia giudiziaria finalizzate all’individuazione del reato di “caporalato” di cui all’art. 603 bis c.p., tradottosi nel deferimento all’Autorità Giudiziaria di 299 persone (+220% rispetto alle 94 del 2017), 56 delle quali in stato di arresto, con una casistica concentrata per il 69% (206 segnalazioni) nel solo settore dell’agricoltura. Rispetto agli altri settori merceologici interessati dal fenomeno (edilizia, industria e terziario), il settore agricolo si segnala anche per i significativi dati di dettaglio concernenti la manodopera vittima di caporalato. Dei 1.474 lavoratori interessati alle operazioni di contrasto al caporalato, infatti, ben 673 (circa il 46%) sono risultati totalmente in nero, per circa il 74% (496) impiegati nel solo settore agricolo. Nel numero dei suddetti lavoratori in nero vittime di sfruttamento si contano altresì 478 stranieri (350 nel settore agricolo), ai quali si sommano ulteriori 157 stranieri extracomunitari privi di regolare permesso di soggiorno (130 solo in agricoltura)”.
“L’aumento delle ispezioni effettuate in agricoltura, e delle conseguenti pratiche irregolari riscontrate, testimonia la maggiore incisività delle attività di contrasto al lavoro nero e al caporalato, che vanno comunque ulteriormente implementate per contrastare quella che si configura a tutti gli effetti come una vera e propria piaga che interessa il primario nazionale”, sottolinea la Confederazione produttori agricoli. “Bisogna ora proseguire sulla base di questi importanti risultati e intensificare le attività di contrasto a questi tristi fenomeni, nell’interesse della stragrande maggioranza delle realtà agricole che operano in un quadro di legalità e che - ricorda il presidente Copagri, Franco Verrascina - già da tempo hanno avviato un percorso virtuoso in linea con gli obiettivi della Legge 199/2016. Come Confederazione di produttori agricoli siamo e saremo sempre in prima linea in questa azione di contrasto, per sradicare un triste fenomeno purtroppo presente in maniera capillare sull’intero territorio nazionale”.
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