Il 31 marzo 2001 in Chianti avevano celebrato il funerale della bistecca alla fiorentina ed anche vendite all’asta degli ultimi tagli oggi, a migliaia fra allevatori della Coldiretti e buongustai giunti da tutta Italia, hanno dato vita ad una veglia di speranza aspettando la decisione del Comitato scientifico dell’Unione Europea sul ritorno o meno, della bistecca con l’osso. La tensione per il verdetto che poi dovrà essere sottoposto ad altri “esami” non ha comunque smorzato i toni festosi della manifestazione nella quale sono finiti sulla brace quintali di carne fiorentina, purtroppo ancora “mutilata” o “giovane” (ottenuta con animali al di sotto dell’anno di vita) accompagnati dal pane “sciocco” (il tipico filone da almeno un chilo che, in Toscana, si cuoceva nel forno a legna ed impastato senza sale) e innaffiati da centinaia di litri di Chianti.
A distanza di oltre 13 mesi si ripete dunque la maratona gastronomica, colorata del giallo della Coldiretti, accompagnata da balli, musica e una vetrina vivente di razze bovine da guinness, dalla Marchigiana alla Chianina, la prestigiosa razza di origine umbro-etrusca allevata da almeno 2200 anni dalla quale si ottiene con la macellazione a 16-18 mesi la tradizionale “fiorentina”. Ed è proprio sull’innalzamento dell’età degli animali ai quali eliminare la colonna vertebrale, attualmente fissata a 12 mesi, che dovrà esprimersi domani il Comitato scientifico al quale ha chiesto un parere nei mesi scorsi la Commissione Europea in quanto i milioni di test anti-Bse effettuati nell’Ue hanno dimostrato che i capi colpiti hanno un’età superiore a 40 mesi.
La decisione di eliminare la colonna vertebrale dai bovini di età superiore a dodici mesi - spiegano in Coldiretti - era stata assunta dal Consiglio dei ministri agricoli dell’Unione Europea il 29 gennaio 2001 e se gli esperti del Comitato Scientifico riuniti a Bruxelles esprimeranno parere positivo la Commissione Europea potrà presentare un progetto formale di “riabilitazione” con l’innalzamento dell’età, da sottoporre agli Stati membri. In passato si dimostrarono contrari a questa decisione Germania, Austria e Danimarca, ma anche Francia e Regno Unito evidenziarono delle perplessità. A seguito dell’emergenza mucca pazza sono state adottate numerose misure per la sicurezza alimentare dei cittadini europei come l’avvio dell’etichettatura di origine obbligatoria delle carni bovine in vigore dal primo gennaio scorso, il divieto di utilizzo delle farine animali nell’alimentazione del bestiame, i test obbligatori Bse su tutti i bovini di età superiore a 24 mesi e su tutti i capi malati o sottoposti a macellazione d’urgenza (5,4 milioni i test effettuati nell’Unione Europea), l’eliminazione degli organi a rischio Bse dalla catena alimentare, l’abbattimento e la distruzione volontaria solo in Italia di circa 100.000 capi “a rischio” oltre i 30 mesi.
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