Il numero dei birrifici artigianali in Italia negli ultimi dieci anni è triplicato, e supera nel 2022 la quota record di 1.085 realtà, che fanno volare le esportazioni con un balzo del +12%. Emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio della Birra artigianale Italiana, sulla base dei dati Istat sui primi 7 mesi 2022, presentata dalla giornata nazionale della birra 100% Made in Italy, a Roma, con il Ministro delle Politiche Agricole e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida ed il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana Teo Musso. Una crescita che ha fatto salire la domanda di materie prime 100% Made in Italy, con il luppolo che da zero ha raggiunto oggi cento ettari coltivati lungo la penisola, ai quali si aggiungono i 30.000 ettari destinati all’orzo per la produzione di malto, da potenziare, perché copre solo il 40% del fabbisogno nazionale, con 83.000 tonnellate prodotte.
Il primo salone della birra artigianale Made in Italy, come spiegano Coldiretti e Consorzio Birra, ha esposto 81 campioni di luppolo per 20 varietà nazionali, che arrivano dal Veneto all’Emilia Romagna, dalla Lombardia alle Marche, dal Piemonte al Lazio, dal Friuli al Trentino dalla Liguria alla Basilicata, a rappresentare una filiera della birra artigianale italiana che, dal campo alla tavola, offre lavoro a 93.000 addetti. Nel 2022 i consumi nazionali di birra sono destinati a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale di 2 miliardi di litri, generando un fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro. Quasi 2 boccali su 3 sono riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana nato con l’appoggio di Coldiretti per rappresentare il meglio delle produzioni artigianali della Penisola, e la scelta della birra come bevanda è diventata negli anni sempre più raffinata e consapevole, con specialità altamente distintive e varietà particolari: dalla birra aromatizzata alla canapa a quella ligure affumicata con le castagne, dalla birra senza glutine al riso Carnaroli del Piemonte a quella con la zucca, dalla birra con le arance di Sicilia a quella con le scorze di bergamotto, da quella alla ciliegia a quella con il miele di erica alla birra e non manca neppure la birra aromatizzata al pane e quella al grano saraceno.
Si tratta di produzioni molto spesso realizzate da giovani capaci di integrare l’aspetto produttivo con profonde innovazioni, come la certificazione d’origine a chilometro zero, il legame diretto con le aziende agricole, la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” e le tap room nei birrifici. Si stanno creando anche nuove figure professionali, come il “degustatore professionale di birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali a tavola.
Il successo della birra italiana, però, come quello di tante altre filiere del made in Italy, è minacciato dall’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%, mentre i cambiamenti climatici nel 2022 hanno tagliato di 1/3 il raccolto dell’orzo per il malto. Alle difficoltà di produzione si aggiunge, a causa dei costi dell’energia elettrica, anche la carenza sul mercato di anidride carbonica CO2 ad altissimo grado di purezza utilizzata per l’imbottigliamento. Per questo - affermano Coldiretti e Consorzio - il progetto presentato per il Pnrr, che prevede lo sviluppo di una tecnologia che permetterebbe il recupero dell’80% dell’anidride carbonica generata in fase di produzione della birra, sarebbe fondamentale.
Il forte incremento dei costi, intanto, sta spingendo a riorientare la produzione di alcuni birrifici verso l’uso delle lattine al posto delle bottiglie di vetro. In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana - proseguono Coldiretti e Consorzio - con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità, con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi. Fino ad ora, i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi, che solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere, diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite.
La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi proposto dalla Coldiretti per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello affrontato la scorsa estate.
“Il successo della birra italiana dimostra la capacità innovativa dei nostri imprenditori di investire e conquistare nuovi settori valorizzando le qualità e la biodiversità del Made in Italy”, commenta il presidente Coldiretti, Ettore Prandini. “A fare da traino al successo della birra Made in Italy sono proprio quelle artigianali realizzate con ingredienti particolari o realizzate senza pastorizzazione e microfiltrazione per esaltare la naturalità di un prodotto orientato sempre più verso un consumo di alta qualità con quasi un quinto del mercato realizzato da birre speciali ad alto valore aggiunto”.
“La valorizzazione della filiera è il punto cruciale che la birra artigianale deve portare avanti in modo sempre più deciso per avere una forte identità sia sul mercato nazionale che come vero made in Italy nel mondo contribuendo allo sviluppo di un comparto che ha bisogno di crescere”, sottolinea, invece, il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana Teo Musso.
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