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IN EUROPA GLI “ALIENI” ESISTONO ECCOME: DALLO SCOIATTOLO GRIGIO AL GOBBO DELLA GIAMAICA SONO LE SPECIE INVASIVE CHE MINACCIANO LA VITA DELLE AUTOCTONE. PROVOCANDO 12 MILIARDI DI EURO DI DANNI L’ANNO ALL’ECONOMIA DELL’UE. CHE ORA HA UN PIANO D’ATTACCO

Dallo scoiattolo grigio che soppianta quello europeo e devasta le foreste nostrane, alla “Vespa velutina nigrithoraxis”, un calabrone asiatico che può avere un forte impatto sull’apicoltura, fino alla temibile pianta “Ambrosia artermisiifolia”, che provoca allergie ad 1 europeo su 4, passando per il “gobbo della Giamaica”, un’anatra che minaccia l’esistenza del “gobbo rugginoso”, rara anatra europea di cui esistono solo 3.000 coppie al mondo, la tartaruga dalle orecchie rosse, la nutria, la famigerata zanzara tigre, il gambero rosso della Louisiana ed il tristemente famoso punteruolo rosso che distrugge le palme, l’elenco delle specie “aliene” già presenti in Europa è lungo. Sono oltre 12.000 nel Vecchio Continente - l’Italia che ne conta oltre 2.000 è fra i 5 Paesi Ue con il numero record di questi “ospiti” indesiderati, dopo Belgio e Francia (2.500), e Gran Bretagna, al top (oltre 3.000) - e circa il 15% di queste sono ritenute “invasive”, perché introdotte dall’uomo (volontariamente come animali domestici o piante ornamentali, o attraverso gli scambi commerciali dove viaggiano come “clandestine”) in un habitat diverso da quello di origine, dove o muoiono, o sopravvivono in cattività o al quale si adattano perfettamente, mettendo a rischio la presenza delle specie autoctone e dell’intero ecosistema. Le conseguenze? La stima è che queste minacce “straniere” provochino almeno 12 miliardi di euro l’anno di danni all’economia dell’Ue. Che ora, a 10 anni di distanza dai primi allarmi lanciati dagli scienziati, è finalmente pronta a sferrare un piano d’attacco, con un nuovo regolamento concordato con i 28 Stati membri, a cui manca solo l’adozione formale del Consiglio - e, nel giro di un anno, la stesura di una “lista nera” delle specie che non potranno più essere introdotte, trasportate, commercializzate o liberate nell’ambiente - per “prevenire” le invasioni di questi flagelli animali e vegetali non solo a livello comunitario, ma nazionale.
In base al nuovo regolamento, in caso di diffusione delle minacce più temibili a livello Ue, diventa obbligatorio lanciare l’allarme e soprattutto intervenire per eliminare il problema, laddove possibile. Gli Stati membri dovranno accertare quali sono le vie di introduzione e diffusione di specie invasive nel proprio Paese, con l’obbligo di istituire sistemi di sorveglianza e piani d’azione. “Il testo è migliorato rispetto alla proposta iniziale: è sparito il tetto di 50 specie alla lista nera Ue, è previsto un forum scientifico indipendente che supporterà il comitato degli esperti nazionali e possibili deroghe sono limitate”, spiega Piero Genovesi dell’Ispra, a capo del gruppo di specialisti di specie aliene invasive dell’Iucn (www.issg.org) composto da oltre 200 esperti da 40 Paesi.
Le specie aliene (o alloctone) entrano spesso in lotta con le specie locali (autoctone), e se la convivenza diviene competitiva, talvolta ne risentono le ultime che soccombono. Le invasioni biologiche sono una minaccia emergente, e vengono oggi considerate una delle 5 principali cause della perdita di biodiversità, insieme alla distruzione degli habitat, allo sfruttamento eccessivo delle risorse, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento. “Era urgente che l’Unione europea si dotasse di uno strumento normativo per fare fronte comune e soprattutto prevenzione - aggiunge Genovesi - le specie di rilevanza comunitaria, che saranno definite nel giro di un anno sulla base di valutazioni scientifiche del rischio non potranno più essere introdotte, trasportate, commercializzate o liberate nell’ambiente”.
Tra i possibili candidati ad entrare nella lista ci sono sicuramente lo scoiattolo grigio o il gobbo della Giamaica. La normativa Ue non solo prevede un piano d’azione comune, ma incoraggia i Paesi membri ad affrontare a casa propria l’emergenza. “Con questo regolamento - afferma Genovesi - i Paesi potranno anche dotarsi di strumenti basati sulle proprie priorità: di fatto sono chiamati ad essere più attivi ed impegnati nella lotta contro le specie invasive”. L’Italia non dovrà insomma ripetere la drammatica esperienza vissuta nel caso dello scoiattolo grigio americano (arrivato nel lontano 1948 come animale da compagnia, stanziatosi al Nord, grave minaccia per lo scoiattolo rosso e per gli alberi, con un notevole impatto economico sulle coltivazioni di noccioli e pioppi). “Nonostante gli allarmi, ci abbiamo messo anni per attuare un piano di controllo conclude Genovesi”. E più passa il tempo più aumentano i costi. Solo per la nutria (importata dagli anni ’20 per creare allevamenti per la produzione delle pellicce) la stima è che fra il 1995 e il 2000 abbia provocato danni per un totale di 11,6 milioni di euro, oltre alla spesa di 2,6 milioni per attività di controllo.

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