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IN FRANCIA È IN ATTO UNA VERA E PROPRIA “OFFENSIVA” CONTRO L’ALCOL, CONSIDERATO FRA LE PRINCIPALI CAUSE DI CANCRO, ANCHE SE CONSUMATO IN DOSI LIMITATE. IL RAPPORTO DI JEAN-PIERRE GRÜNFELD, NEFROLOGO DI FAMA MONDIALE, SOTTOPOSTO AL PRESIDENTE SARKOZY

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Offensiva contro l’alcol in Francia

Il piano anti-cancro 2009-2013 della Francia passa inesorabilmente da una considerazione degli effetti dell’alcol. E’ quanto sta scritto sul rapporto che il professor Jean-Pierre Grünfeld, nefrologo di fama internazionale dell’Ospedale Necker-Enfants Malades di Parigi e professore di nefrologia nell’Università della capitale transalpina, ha sottoposto al Presidente della Repubblica Nicola Sarkozy. Ne risulta un attacco frontale all’abuso, ma anche all’uso, dell’alcol che lascia poco spazio alle supposizioni.

Il documento evidenzia che l’alcol è “il secondo fattore di rischio di cancro in Francia. I dati epidemiologici provano che il consumo di bevande alcoliche aumenta i rischi di cancro delle vie aero-digestive superiori dell’esofago, del fegato, del seno e del colon-recto fin dal primo bicchiere. La lotta contro l’alcol è quindi un obbiettivo primario rispetto alla prevenzione del cancro”.

“Le ambizioni del Piano Cancro 2003/2007 - si legge ancora nel documento - in termini di prevenzione sono rimaste relativamente modeste monitorando principalmente popolazioni ristrette: le donne “in dolce attesa” e i giovani. La lotta contro l’alcol ha inciso in modo efficace nelle politiche di sicurezza stradale ma questo approccio ha limitato la riduzione del consumo ai soli guidatori, e nel periodo prima della patente”.

“La popolazione in generale conosce - prosegue il testo sottoposto all'attenzione di Sarkozy - molto poco il legame tra alcol e cancro. Obbiettivo del prossimo piano anti-cancro, pertanto, sarà quello di rendere chiaro alla popolazione questo legame, che è tanto impercettibile quanto le informazioni sulle soglie limite del consumo moderato (due bicchieri al giorno, per le donne, e, tre bicchieri al giorno, per gli uomini) considerate come raccomandazioni di salute”.

Il documento evidenzia anche alcune proposte operative a partire da “misure più puntuali per l’organizzazione del consenso tra i professionisti delle salute, affinché ci sia accordo sulle raccomandazioni da dare ai pazienti in fase preventiva sui reali effetti dell’alcol. In secondo luogo, condurre una campagna di prevenzione di ampio respiro sul legame tra alcol e cancro, e sviluppare l’informazione su questo problema tra i professionisti della salute. In terzo luogo, inserire messaggi sanitari sulle confezioni delle bevande alcoliche permettendo di stimarne la pericolosità ed evidenziare tali messaggi nelle pubblicità delle bevande alcoliche, rendendoli più visibili ed evitando messaggi ambigui come “consumare con moderazione””.

L’obbiettivo primario del piano resta “la riduzione del consumo di alcol. Nel 2006/2007, il consumo di alcol si è stabilizzato, per la prima volta, mostrando una tendenza generale alla diminuzione dopo gli anni 1960”.

Per consolidare questa priorità il documento propone di aumentare i prezzi delle bevande alcoliche attraverso la fiscalità, che costituisce “una delle misure più efficiente per ridurre il consumo di alcol, secondo le valutazioni disponibili. Nel 1998, un rapporto parlamentare aveva già proposto di allineare in maniera equa la fiscalità di questi prodotti considerando il grado alcolico come riferimento per determinare il livello di tassazione. In Francia negli ultimi anni, la fiscalità è servita soprattutto per proteggere i giovani, contrastando con efficacia la forte penetrazione di bevande del tipo “alcolpop”, il cui consumo è tendenzialmente in aumento tra i giovani. Se l’esperienza francese non permette, come per il tabacco, di ottenere una relazione di proporzionalità inversa tra l’evoluzione dei prezzi e quella delle quantità consumate, resta, però, un obbiettivo primario il gettito fiscale, attraverso un aumento dei prezzi degli alcolici, che permetta di finanziare una politica di prevenzione del rischio di cancro legata al consumo di alcol”.

Infine, ultima, ma non meno importante raccomandazione del documento, “le misure previste nel piano” dovranno “semplificare e uscire dagli arcaismi della legislazione in vigore relativa ai rischi delle bevande. Questa si basa su una classificazione della pericolosità degli alcolici, secondo le conoscenze dell’inizio del XX secolo e non secondo i più moderni criteri scientifici”.

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