Sette bottiglie, sette persone, sette storie: in Israele una speciale linea di vini, “Wines of Hope”, è stata dedicata ad alcuni degli ostaggi che, dal 7 ottobre, sono nelle mani dell’organizzazione terroristica Hamas. Lo scopo dell’iniziativa, come riportato ieri dal “The Jerusalem Post” (tra i principali quotidiani israeliani), nata dalla collaborazione tra le famiglie dei rapiti e due note cantine del Paese, è sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche raccogliere fondi. Un terzo dei profitti vengono infatti donati al “Forum Hostages and Missing Families”, che rappresenta le famiglie degli ostaggi. In ogni bottiglia la fotografia e la descrizione di sette tra le 133 persone ancora prigioniere di Hamas: Noa Argamani, Carmel Gat, Omer Shem Tov, Romi Gonen, Oded Lifshitz, Omer Wenkert e Hersh Goldberg-Polin.
La linea è stata creata dal team di “Wine on the Vine” - sito nato nel 2020 allo scopo di promuovere e vendere il meglio della produzione enologica del Paese - e comprende vini della Jezreel Valley Winery e della Ramat Negev Winery. Le famiglie degli ostaggi hanno fornito la fotografia e la descrizione dei loro cari, mentre sulla retro etichetta c’è la scritta: “Ogni bottiglia di vino racconta una storia. “Wines of Hope” racconta la storia dei 257 ostaggi presi dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, e in particolare le 133 persone ancora lì. Ad ogni sorso, beviamo questo vino come simbolo di speranza e desiderio per il loro ritorno, fino al giorno in cui potremo bere insieme a loro, gioendo pienamente e celebrando la libertà”. I vini al momento sono disponibili per la vendita in Israele e negli Stati Uniti.
“La cosa più importante è che le persone comprendano la situazione attuale e conoscano ogni ostaggio. Questo è ciò che speriamo di poter offrire con “Wines of Hope”: un nuovo modo di spiegare la nostra realtà, che è la cosa più importante su cui possiamo concentrarci per riportare tutti a casa”, ha osservato Adam Scott Bellos, uno dei fondatori di “Wine on the Vine”. In segno di speranza, le famiglie hanno promesso di aprire le loro bottiglie di vino solo quando i loro cari saranno tornati dalla prigionia a Gaza.
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