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In Italia cresce il verde urbano, ma il Paese del Rinascimento e del “giardino all’italiana” non ha città “smart” dal punto di vista agricolo nelle prime 10 d’Europa. Così da Expo “Grandi città: verde urbano e nuovo rapporto con l’agricoltura” by Cia

Il tema del verde urbano, oggi, è un tema centrale perché non riguarda solo la gestione dei parchi e dei giardini, ma anche la creazione di cinture verdi per riqualificare le periferie, l’uso di infrastrutture naturali, la riqualificazione di aree industriali dismesse, compreso la ripermeabilizzazione di aree cementificate. Si tratta, cioè, di ristudiare completamente la logica del rapporto tra città e campagna, in un mondo che vede già oltre il 50%% della sua popolazione vivere in aree metropolitane o urbane. Ecco la riflessione alla base de “Grandi città: verde urbano e nuovo rapporto con l’agricoltura”, di scena ad Expo, in Palazzo Italia, promosso dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori. Da cui è emerso che il verde urbano pubblico rappresenta in media il 2,7% (dato 2013) del territorio dei capoluoghi di provincia italiani (oltre 577 milioni di metri quadrati e, in media, 32,2 metri quadrati per abitante). Sul 2012, la superficie complessiva del verde urbano cresce dello 0,7%. Il 16% della superficie di questi Comuni, poi, è inclusa tra le aree naturali protette. Complessivamente le aree verdi coprono oltre 3,7 miliardi di metri quadrati (pari al 18,2% del territorio dei capoluoghi). In termini di disponibilità pro capite, il 40% circa dei capoluoghi di provincia del Nord offre agli abitanti una buona disponibilità di verde, superiore alla media nazionale (pari a 32,2 m2 per abitante) La quota di città con buona dotazione di verde scende sotto il 28% al Centro e nel Mezzogiorno.
Tra i centri urbani più grandi, hanno un buon “profilo verde” Genova, Trieste, Roma, Napoli, Palermo e Cagliari. Ma nel mondo c'è chi fa assai di meglio. Secondo “Sustenaible Cities” una città con un ottimo rapporto di superficie verde per abitante è Curitiba, in Brasile: 52 metri quadrati. Seguono Rotterdam, nei Paesi Bassi (28,3 metri quadri), New York (23, 1 metri quadri), Madrid (14 metri quadri), Toronto, in Canada (12,6 metri quadri) e Parigi (11,5).Uno studio della Commissione europea individua in Liegi in Belgio, Oulu in Finlandia e Valenciennes in Francia le città più verdi: 300 metri quadrati a testa. La “Greater London Authority” ha contato che a Londra il 63% dei 1.572 chilometri quadrati della capitale è occupato da spazio verde, giardini o acque. Un terzo di questa percentuale è rappresentato dai giardini privati e un terzo da verde spontaneo. Il 16% del verde urbano è costituito da parchi o giardini pubblici (circa 173 chilometri quadrati in totale, secondo il London Councils). Vuol dire 105 metri quadrati per abitante.
E nell'Italia che fa dell'agricoltura uno dei suoi asset portanti, fa notizia il dato secondo cui, se intendiamo la “città intelligente se anche agricola”, guardando la classifica europea, in Italia non abbiamo città “smart” nella top 10 d'Europa. Una riflessione che non è un paradosso né una riedizione dello splendido affresco di Ambrogio Lorenzetti che campeggia in Palazzo Civico a Siena dove il buon governo è appunto la città che dialoga con la campagna, ma una presa d'atto in un Paese i cui lo spirito rinascimentale ha prodotto quello straordinario modello che è il giardino all’italiana: un pezzo di ruralità urbanizzata. Guardando alla graduatoria europea, infatti, al primo posto resta Copenaghen, seguita da Amsterdam e Vienna. Barcellona è la prima del Sud Europa ed è quarta nella classifica comunitaria. Al quinto posto c’è Parigi. La classifica vede poi Londra, Berlino, Helsinki, Stoccolma e Amburgo. Nessuna italiana è nella “top ten”. Un motivo in più per interrogarsi sul verde urbano e su quanta agricoltura ci vuole per migliorare le città. Ed in questo senso va il progetto della “tangenziale verde”, un progetto di Nathalie Grenon (Architetti Associati) che è un unicum in Europa. Si tratta di coltivare un tratto di strada abbandonato: il pezzo di tangenziale che va, a Roma, da Batteria Nomentana alla Stazione Tiburtina. L’architetto Grenon ha immaginato un bioparco da coltivare. “Si tratta di un innovativo progetto di riqualificazione urbana attraverso la rigenerazione ambientale - ha detto al convegno - Sarà un giardino agronomico, quindi produttivo, che prediligerà le coltivazioni autoctone, anche perché il Lazio è la regione italiana più ricca di biodiversità”.

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