
Il settore food & beverage continua a mantenere un buon livello di fiducia a livello globale attestandosi su 73 punti, con l’Italia, peraltro, che registra una nuova crescita passando dal 69% del 2024 al 71% del 2025. È uno dei dati che emerge dall’approfondimento sul comparto realizzato dall’Edelman Trust Barometer, lo studio annuale, giunto alla sua edizione n. 25, condotto dall’Edelman Trust Institute, basato su oltre 33.000 interviste in 28 Paesi. L’indagine misura la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni chiave: il governo, le aziende, i media e le Ong. E per quanto riguarda l’Indice generale di fiducia, che combina tutti e quattro i giudizi, lo Stivale si attesta a 50 punti su 100, di poco sotto alla media globale di 56 ed è tra i più alti d’Europa, secondo solo all’Olanda. Frutto della media tra il governo, inteso come sistema politico (40 punti), Ong (51), media (52) e il mondo delle imprese, che si conferma il sistema con la fiducia più alta: 56 punti. E tra le varie aziende, il comparto food & beverage è tra i più affidabili in Italia, preceduto solo da tech a 76 e hotel e ospitalità a 72, passando quest’anno da 69 a 71 punti, posizionando, così, l’Italia tra i migliori in Europa, dove meglio di noi fa solo la Spagna con 74 punti.
Tra i sotto-settori, a guidare la classifica della fiducia degli italiani è il trittico composto da gdo, supermercati e rivenditori di alimenti con un indice di 65 punti (in calo, però, di ben 10 punti sullo scorso anno, su una media globale di 69), seguiti dai produttori di alimenti e bevande che, guadagnano due punti toccando quota 63 (media globale: 64). Sul terzo gradino del podio ci sono invece le aziende del settore agricoltura e pesca con 57 punti in Italia, seppur con un trend negativo di 4 punti (media globale: 72). Per quanto riguarda il settore birra e alcolici, questo perde 6 punti e tocca quota 56 (media globale: 55), mentre i fast food ne guadagnano uno raggiungendo 46 punti (media globale: 55).
Tra le tendenze osservate - sempre a livello mondiale - circa il consumo di bevande e alimenti, dall’indagine emerge che il 57% degli intervistati ha affermato di aver ridotto il consumo di alimenti ultra-processati e di quelli con additivi, aromi e coloranti artificiali o conservanti chimici, mentre un 50% conferma di aver ridotto il consumo o di aver smesso di bere alcol dopo aver appreso che può essere dannoso per la salute e che evitarlo può ridurre il rischio di cancro. Tra questi il 56% fa parte della generazione tra 18 e 34 anni. Inoltre, il 34% degli afferma di farsi condizionare da persone senza credenziali mediche per consigli sulla propria salute. Tra questi solo il 22% sono adulti con più di 55 anni, mentre più del doppio, il 45%, sono ancora i giovani tra i 18 e i 34 anni.
“Nonostante rientri nella fascia di fiducia, il settore food & beverage in Italia mostra ancora un grande potenziale reputazionale rispetto ad altri mercati europei - commenta Rossella Camaggio, senior vice president Edelman Italia e responsabile dell’area Food & Beverage - i dati indicano che oggi i consumatori, soprattutto le nuove generazioni, chiedono alle aziende del settore un maggiore impegno verso l’accessibilità e il costo del cibo, più trasparenza sugli ingredienti e sui benefici per la salute, maggior chiarezza sulla sostenibilità della filiera e sull’impatto ambientale e una comunicazione responsabile e affidabile. Alcune industry, però, sono ritenute ancora non sufficientemente attive su temi rilevanti per la società e per il benessere delle persone. E questa - conclude Camaggio - è la sfida che il mondo del food & beverage deve avere il coraggio di affrontare: perché saper intercettare questi driver, in un clima globale caratterizzato da sfiducia e polarizzazione, può essere un’opportunità concreta per guadagnare ulteriore fiducia e generare impatto e credibilità sul mercato”.
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