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“IN ITALIA SERVE UNA NUOVA POLITICA VETERINARIA PER GARANTIRE LA DIFESA SANITARIA DELLE API, QUELLA DI OGGI E’ BASATA SU NORME VECCHIE DI OLTRE 50 ANNI”: LO CHIEDONOGLI GLI APICOLTORI AL MINISTERO DELLA SALUTE

“Per la difesa sanitaria delle api abbiamo in Italia una politica veterinaria inerte ed inefficiente, che non è neppure in grado di prendere atto di una parassitosi endemica nel nostro Paese da vari decenni, come la Varroa, e che basa le sue procedure su normative contraddittorie, vecchie di oltre 50 anni: occorre che si facciano con urgenza, anche su questo fronte, dei passi avanti sostanziosi” afferma Francesco Panella, presidente dell’Unaapi. A Congresso dell’apicoltura italiana (Chianciano Terme, dal 3 al 7 febbraio), gli apicoltori chiedono al Ministero della Salute che “si rinnovi e si ricostruisca finalmente una vera ed efficace politica veterinaria per la difesa sanitaria degli allevamenti apistici italiani”.

Il blocco temporaneo fino al 20 settembre 2010 all’uso dei neonicotinoidi nella concia del mais, considerati responsabili del grave fenomeno della moria delle api, e l’avvio dell’importante progetto di ricerca Apenet, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali insieme a molte regioni italiane, hanno ridato speranza ad un comparto indispensabile per l’impollinazione, l’agricoltura e tutto l’ambiente. “Gli apicoltori - prosegue Panella - chiedono adesso che si smetta di dedicarsi a sciocche polemiche, e che referenti veterinari e apicoltori si impegnino per collaborare in maniera costruttiva e per fronteggiare in campo le patologie che affliggono le api. Se e quando il Ministero della Salute darà un qualche riscontro alla richiesta, avanzata da ormai troppo tempo, e sarà finalmente convocato un tavolo tecnico, le associazioni apistiche sono più che pronte e disponibili a dare tutto il loro contributo. La speranza e la drammatica richiesta - conclude Panella - è che, finalmente, si manifesti una analoga capacità e disponibilità da parte dell’insieme delle responsabilità pubbliche della sanità animale”.

La patologia apistica principale da contenere è la Varroa destructor, un piccolo acaro parassita che si è trasferito dalle api di razza asiatica sulle altre razze e che queste non sanno combattere da sole. L’acaro si è insediato in tutti gli allevamenti nazionali ed europei da vari decenni: mancano farmaci efficaci per combatterlo e il Ministero della Salute non è stato finora in grado di prendere atto della sua diffusione endemica. Un’altra patologia è quella intestinale che colpisce le api nel periodo di “letargo” invernale, una delle tante forme di Nosema. Recentemente è stato pubblicato un importante studio dell’Inra francese che documenta come lo spandimento di pesticidi neonicotinoidi può, oltre a provocare effetti tossici immediati, favorire lo sviluppo del Nosema e indebolire la capacità delle api di fronteggiare la patologia. Contro la Peste americana infine l’apicoltura italiana ha saputo costruire procedure di prevenzione negli allevamenti per cui, contrariamente a molti altri Paesi, non vi è alcuna necessità di somministrare farmaci, tantomeno antibiotici, per poter prevenire e combattere la patologia.

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