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IN ITALIA SI CONSUMANO 22 KG DI PESCE DI ALLEVAMENTO A TESTA, MA RESISTE UNO SNOBISMO GASTRONOMICO SENZA PROVE SCIENTIFICHE

E' uno snobismo gastronomico, senza presupposti scientifici, a far considerare i prodotti di acquacoltura un surrogato meno pregiato degli altri, quasi si trattasse dell'imitazione di una borsa di marca. A scagliare una lancia a favore dei prodotti ittici di allevamento è Eugenio Del Toma, presidente Onorario Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, nonché Docente di Scienza dell'Alimentazione dell'Università Campus Biomedico di Roma, intervenuto ad un convegno promosso da Confagricoltura e Api, l'associazione piscicoltori italiani aderente alla confederazione. Freschezza, controlli igienici su acque e mangimi, facile reperibilità sul mercato, costi contenuti e proprietà nutrizionali e organolettiche delle produzioni made in Italy, sono le carte vincenti di un settore che oggi vale oltre 800 milioni di euro. "Fondamentale - sottolinea il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni - è il processo di modernizzazione dei nostri allevamenti grazie al sostegno della ricerca scientifica, che ha affinato le conoscenze biologiche, zootecniche, patologiche e tecnologiche". Spigole, trote, orate, ma anche anguille, tonni e storioni, insomma c'é solo l'imbarazzo della scelta tra i pesci (550 milioni di euro) e i molluschi (265 milioni di euro) di allevamento.
Negli ultimi 10 anni l'acquacoltura ha visto una forte espansione dei consumi, passati da una media pro capite di circa 15 kg agli attuali 22 kg. Il settore oggi consta di una produzione di circa 70.000 tonnellate di prodotti ittici, distribuita in circa un migliaio di siti produttivi concentrati per il 61% al nord, 23% al centro e 16% al sud, associati per il 90% all'Api. Il primato spetta alla trota che con 39.500 impianti nel 2005 ha raggiunto un valore di 118.500 euro, seguita dalla spigola, rispettivamente 9.000 e 65.520 euro e l'orata con 9.500 e 54.740 euro). "Una dieta dove figuri il pesce almeno due volte la settimana, come consigliano da anni tutte le ricerche epidemiologiche ricorda Del Toma - è in grado di migliorare il livello ematico dei trigliceridi, ottimizzare l'aggregazione piastrinica e la fluidità del sangue: ovvero un contributo alla prevenzione di eventi trombotici e ischemici. Secondo il docente la carne delle trote, come delle spigole o delle orate di allevamento va considerata al livello di altre carni; piena intercambiabilità, dunque, ma con il vantaggio di una più facile masticazione e digeribilità, nonché un patrimonio lipidico particolare.

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