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L'ANALISI

In Italia vince la pizza a cena, in Spagna e Usa si esce a pranzo, nel Golfo trionfa il fast food

La ricerca internazionale sui consumi nel fuori casa, by Host Milano (17-21 ottobre) e Csa Research, è stata condotta in 7 Paesi
CONSUMI FUORI CASA, csa research, HOST MILANO, RISTORANTE, Non Solo Vino
Una ricerca di Host Milano e Csa Research analizza i consumi fuori casa in 7 Paesi

In Italia la cena è il momento preferito per uscire a mangiare fuori (50,3%), guidati dalla voglia di svago (37,4%): la meta preferita è la pizzeria (34,8%) seguita dai ristoranti con cucina tipica locale (30%) e dal ristorante alla carta (14%). L’occasione del pranzo prevale in Francia e Spagna, mentre nei Paesi anglosassoni si mangia spesso fuori per praticità, prediligendo fast food e servizi rapidi. Invece nei Paesi del Golfo mangiare fuori è simbolo di status e celebrazione familiare, con locali che puntano su atmosfera e reputazione social. Anche qui i fast food rappresentano un elemento di sicurezza e riconoscibilità. È quanto emerge dalla ricerca promossa da Host Milano, la fiera internazionale dell’ospitalità - al via da oggi fino al 21 ottobre - e Csa Research, volta ad analizzare abitudini e motivazioni legate ai consumi fuori casa. Oltre 8.000 interviste in 7 Paesi (Italia, Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Usa, Arabia Saudita-Emirati Arabi Uniti) hanno messo in luce come la scelta di mangiare fuori risponda ad esigenze diverse in base alla cultura e alle tradizioni: dalla funzionalità al piacere, dallo status alla convivialità.
L’indagine - di cui è previsto un ulteriore aggiornamento nel 2027 - consolida il ruolo di Host come osservatorio privilegiato sull’evoluzione globale dell’ospitalità, e mostra un quadro sfaccettato e in continua evoluzione, in cui differenze culturali e nuovi fattori di scelta ci mostrano tutte le potenzialità di un settore in cui l’unica certezza è il cambiamento.
I dati raccolti individuano tre mondi distinti, tra Europa, Paesi anglosassoni e Paesi del Golfo. I Paesi del Vecchio Continente mostrano una propensione al mangiare fuori come atto sociale, caratterizzato da ritualità e condizioni di base.La qualità è un parametro fondamentale, ma si declina anche in forma di esperienza di cui il cibo è solo uno dei fattori che concorrono alla soddisfazione. Il servizio, la buona cucina l’intrattenimento costruiscono una gratificazione che coinvolge tutti i sensi e anche la sfera cognitiva di giudizio e la comprensione. Sono dominanti la cena in Italia e Germania e il pranzo in Spagna e Francia: mangiare fuori casa si collega a un’idea di benessere che comporta anche un’attenzione agli ingredienti e al bilanciamento generale dell’alimentazione all’insegna della salute.
Nel nostro Paese, oltre il 63% degli intervistati ha dichiarato di aver mangiato fuori almeno una volta nella settimana precedente. In questo caso il momento preferito è stato la cena (50,3%) e il pranzo (25,9%), mentre tra le motivazioni prevalgono lo svago (37,4%), il desiderio di condividere tempo con familiari e amici (28,6%) e la voglia di mangiare bene (7,6%). A scegliere con più frequenza questi format sono gli uomini (69%), soprattutto nella fascia 18-54 anni, laureati, residenti in aree urbane e con buona disponibilità economica. La scelta della cena rafforza l’idea di un consumo connotato da un desiderio di gratificazione e socialità, in cui il valore esperienziale è tanto importante quanto quello nutrizionale.
La scelta del locale dipende da fattori come il sapore degli ingredienti (27,3%), il menù proposto (27,7%), la comodità logistica e il rapporto qualità-prezzo.
Il valore nutrizionale degli alimenti, ad esempio, è un criterio importante per il 18,4% degli intervistati, mentre il 25,5% dichiara di scegliere un locale anche in base all’origine degli ingredienti. Quasi il 30% dei consumatori valuta inoltre in modo positivo la presenza di opzioni salutari nel menù. Fattori che, coniugati con la richiesta di chiarezza sulle materie prime e trasparenza dell’offerta, suggeriscono una trasformazione profonda del rapporto tra cliente e ristoratore, in cui la fiducia si costruisce anche attraverso la qualità dichiarata e verificabile del cibo.
I Paesi della sfera anglosassone hanno un approccio al mangiare fuori casa più concentrato sull’individuo e meno strutturato in codici comportamentali: ci si concentra degli aspetti funzionali dell’offerta (risparmiare tempo e fatica) e quelli palatali del cibo consumato, con minori aspettative di intrattenimento rispetto al campione europeo. Mangiare fuori casa è un bisogno fondamentale legato alla soddisfazione immediata e all’autoindulgenza. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti si mangia fuori per comodità (31,4% in Uk, 26,7% negli Usa) o per mancanza di tempo per cucinare. Il fast food domina nettamente la scena, con una frequenza di visita pari all’82,9% negli Usa e al 72,7% nel Regno Unito, seguito da locali informali e catene quick service. La priorità è data al rapporto qualità-prezzo (25,2% Uk; 23,1% Usa) e alla valutazione nutrizionale dell’offerta. In entrambi i Paesi, la scelta del locale è spesso legata alla rapidità del servizio (citata tra i primi tre fattori dal 24% dei britannici) e alla possibilità di consumare pasti individuali in tempi ridotti, confermando un approccio altamente pragmatico alla ristorazione.
Molto diverso l’approccio nei Paesi del Golfo (con un focus particolare su Arabia Saudita e Dubai), dove il mangiare fuori casa è visto come momento di celebrazione familiare, spesso legato a status sociale, sicurezza e apertura all’innovazione. Gli intervistati mostrano una tra le più alte propensioni a mangiare fuori, con una media settimanale di 8,3 uscite. La scelta del locale è fortemente influenzata da reputazione (25,9%), qualità del servizio (27,1%) e atmosfera (24,8%). Elementi che delineano un pubblico attento non solo al cibo, ma anche all’esperienza complessiva. I fast food - scelti dall’83,5% degli intervistati - sono percepiti come ambienti familiari e rassicuranti, spesso frequentati da gruppi e famiglie, soprattutto in contesti urbani ad alta densità. Cresce anche l’interesse verso locali ben curati nel design (15,4%), riconoscibili, con una presenza attiva sui social media, capaci di offrire un’identità chiara e contenuti “instagrammabili”. In questo scenario, la ristorazione diventa un segno distintivo di stile di vita, in cui la qualità percepita è strettamente legata alla presentazione, al contesto e alla notorietà del locale.

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