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In meno di vent’anni la superficie edificata in Italia ha “mangiato” oltre 2 milioni di ettari coltivati, cancellando il 16% delle campagne. E oggi si perdono 55 ettari al giorno. Così la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori nel “Soil Day 2016”

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In 20 anni in Italia persi 2 milioni di ettari coltivati, e oggi ne spariscono 55 al giorno ricorda la Cia nel Soil Day 2016 a Roma

L’Italia è sempre più in debito di suolo. Mentre la cementificazione avanza senza sosta, l’agricoltura continua a perdere terreno. In meno di vent’anni la superficie edificata ha “mangiato” oltre 2 milioni di ettari coltivati, cancellando il 16% delle campagne, in un processo costante che continua tuttora a ritmi frenetici: 55 ettari al giorno, 8.000 al mese. Per ogni cittadino si “erodono” 350 metri quadrati di aree agricole l’anno. Ma non mettere un freno deciso al consumo di suolo, non difenderlo con politiche e interventi mirati, significa continuare a sottovalutare quella che è una risorsa strategica del Paese. E non solo per fattori ambientali e paesaggistici, ma soprattutto per motivi economici e alimentari. Lo ha detto il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, intervenendo a “Una Giornata per il Suolo”, oggi a Roma alla Casa dell’Architettura - in partnership con Ispra, Fao, Aissa, Dipse, Confagricoltura, Copagri, Centro Comune di Ricerca della Commissione europea, Conaf, Legambiente, Slow Food e Forum Salviamo il Paesaggio - nel “Soil Day 2016” (il “World Soil Day” della Fao sarà celebrato il 5 dicembre 2016, ndr).

Una “Giornata” per rimettere al centro la salvaguardia del suolo, attraverso spazi di approfondimento scientifico, dibattiti e tavole rotonde, ma anche tramite spettacoli teatrali e musicali, laboratori didattici per bambini, giovani e adulti, degustazioni e vendita di prodotti della terra.

Tutto per sottolineare, in primis, come l’estensione della superficie agricola sia legata direttamente alla sicurezza alimentare: “il consumo di suolo coltivato - ha spiegato Scanavino - rischia di riflettersi sulle cifre dell’approvvigionamento alimentare in Italia, dove a oggi si arriva a coprire il fabbisogno di cibo di tre cittadini su quattro. Dovendo ricorrere alle importazioni per coprire questo deficit produttivo”. Anche a livello globale “se da una parte cresce la domanda di cibo, dall’altra diminuiscono le terre coltivate - ha aggiunto il presidente della Cia - una contraddizione che va fermata e affrontata, prima di tutto su scala nazionale, altrimenti si rischia di aumentare la nostra dipendenza dall’estero nel capitolo agroalimentare”.

Non solo. “Perdere terreno agricolo vuol dire anche mettere a rischio un patrimonio paesaggistico che, tra turismo rurale e indotto legato all’enogastronomia tipica, vale più di 10 miliardi di euro l’anno”, ha continuato Scanavino.

E poi una nuova attenzione al territorio è assolutamente necessaria per motivi ambientali: “la mancata manutenzione del suolo, il degrado, la cementificazione selvaggia e abusiva, l’abbandono delle zone collinari e montane dove è venuto meno il fondamentale presidio dell’agricoltore - ha ricordato il presidente Cia - contribuiscono a quei fenomeni di dissesto idrogeologico del Paese che sono alla base di tragedie anche recenti”.Senza contare l’impatto sul clima, visto che “la cementificazione galoppante ha comportato l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di Co2 solo tra il 2009 e il 2012, per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro”.

Per questo “c’è bisogno di un cambio di passo, di nuove politiche con un approccio più consapevole del territorio, a partire dal ddl sul “Contenimento del consumo del suolo e il riuso del suolo edificato” che, dopo 4 anni, ancora non riesce a giungere all’approvazione definitiva. Occorre porre riparo e lavorare in tempi veloci per costruire un sistema ambientale realmente sostenibile, valorizzando il ruolo dell’agricoltura quale volano di riequilibrio territoriale, produttivo e sociale. Perché se perdiamo le imprese agricole, perdiamo chi opera con e per il suolo, sua prima risorsa”.

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