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EFFETTO CLIMA

In Puglia chiude la Diga di Occhito, in Sicilia non piove più: la siccità strema l’agricoltura

L’allarme lanciato da Coldiretti (“frutta e verdura sono in pericolo”) che “ripropone il progetto con Anbi per la realizzazione di una rete di invasi”
AGRICOLTURA, CAMBIAMENTO CLIMATICO, Coldiretti, dighe, EMERGENZA CALDO, INVASI, PUGLIA, SARDEGNA, SICCITA', SICILIA, Non Solo Vino
La Diga di Occhito in Puglia

Un problema noto ormai da tanto tempo e che sembra non trovare soluzione, sicuramente esploso definitivamente con l’ondata di caldo senza precedenti che ha interessato alcune zone dell’Italia: la siccità, al Sud, sta piegando l’agricoltura, gli agricoltori e causando danni al sistema economico, perché è difficile che le coltivazioni possano resistere a queste temperature e, a pesare, sono le “non” soluzioni attese da tempo per territori che hanno urgente “sete” di acqua. Problemi di cui WineNews ha parlato a più riprese, basta citare, ad esempio, il caso della Sicilia, di cui scrivemmo approfonditamente già a maggio, alle prese con solo una piccola parte di bacini idrici utilizzati, complicazioni per le interconnessioni con le dighe, la perdita di acqua che non viene raccolta. Carenze note da tempo e che rischiano di tarpare le ali ad un settore, quello dell’agricoltura, che è una ricchezza e capace di produrre un vero e proprio “rinascimento”, basti pensare a quanto è successo con il vino proprio in Sicilia, il secondo “vigneto d’Italia” e il primo per superficie a biologico, con l’export che è esploso ed i vini che raggiungono oltre 100 Paesi nel mondo.
L’emergenza siccità al Sud, però, continua ad aggravarsi e il “bollettino” è di quelli che spaventano. Lo dimostra la chiusura definitiva della Diga di Occhito in Puglia e della perdurante mancanza di pioggia in Sicilia che mettono a rischio coltivazioni e animali, con l’annata agraria trasformata in una vera e propria “via crucis” per gli agricoltori, mentre nelle città si moltiplicano i bollini rossi. A lanciare l’allarme è Coldiretti, con il Meridione d’Italia assediato dalla mancanza di pioggia in un 2024 che si conferma, anche in Italia, il più caldo di sempre. Secondo i nuovi dati di Isac Cnr (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, ndr), i primi sette mesi dell’anno hanno fatto registrare una temperatura di 1,55 gradi superiore alla media dal 1880 ad oggi, con una punta di 1,72 gradi proprio al Sud.
In Puglia lo stop all’utilizzo dell’acqua per usi irrigui della Diga di Occhito mette a rischio i pomodori, ma anche gli ortaggi autunnali ed invernali come cavoli, broccoli e finocchi che senza acqua non possono neppure essere trapiantati. Per salvare gli animali negli allevamenti si fa ricorso all’acqua dei pozzi ancora non asciutti e alle autobotti con un pesante aggravio dei costi per gli agricoltori. Ma anche la frutta e la verdura estiva sono in pericolo, scottate dal sole.
In Sicilia dopo il crollo della produzione di grano e foraggi e le previsioni negative sull’olio si teme ora per il raccolto di arance. La mancanza di pioggia rischia di diminuire la pezzature dei frutti, impendendone la crescita e di fatto escludendole dal mercato, come denunciano i produttori della Coldiretti.
E, intanto, “a soccorrere gli animali sta arrivando il foraggio richiesto alla Regione Siciliana, che consentirà di sostenere gli allevamenti isolani”.
Situazione pesante anche in Sardegna, dove il caldo record minaccia addirittura le foreste di lecci e sughere. Si tratta di un fenomeno nuovo e senza precedenti nell’isola, “dove l’allarme è stato ripreso dall’Università di Sassari che ha avviato un monitoraggio. Secondo le prime ipotesi potrebbe essere stata la siccità ad indebolire le piante, ma non si esclude la presenza di alcuni patogeni che attaccano le radici e portano a far seccare la gli alberi dall’alto”.
Una situazione dinanzi alla quale Coldiretti rilancia il progetto con Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, ndr) per la realizzazione di una rete di invasi con pompaggio diffusi sul territorio realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità per uso domestico, industriale e per l’agricoltura: l’obiettivo è arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua piovana raddoppiando la capacità di invaso e fare sistemi di pompaggio per produrre energia elettrica.

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