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Inchiesta olio extravergine: l’indagine passa alle procure di Firenze, Genova, Spoleto e Velletri. Torino contesta un’accusa punibile fino a due anni di reclusione alle aziende nel mirino, e la competenza così passa alle città dove si produce l’olio

L’indagine sull’olio extravergine d’oliva, nata a Torino sulla scia della denuncia della rivista “Il Test”, e portata avanti dalla procura della città sabauda, in collaborazione con i Nas dei Carabinieri, che ha portato all’invio di esposti ufficiali alle 7 grandi aziende coinvolte (Gruppo Carapelli, Carapelli Il frantoio, Bertolli Gentile, Sasso Classico, Carrefour Classico, Cirio 100% Italiano, De Cecco Classico, Prima Donna Lidl, Pietro Coricelli Selezione e Santa Sabina) è pronta a passare alle Procure di Firenze, Genova, Spoleto e Velletri, perché il reato contestato dai giudici, non è più solo quello di frode in commercio, con il pm Raffaele Guariniello ed il Procuratore Capo Armando Spataro che hanno contestato anche un’accusa più grave: “vendita di prodotti industriali con segni mendaci atti ad indurre in inganno il compratore sulla qualità del prodotto”, punito con la reclusione fino a due anni. Ed è proprio questa nuova contestazione a togliere la competenza della procura di Torino sull’indagine sull’olio: gli atti sono dunque stati trasferiti alle Procure della Repubblica di Firenze, Genova, Spoleto e Velletri, perché “la maggiore gravità di tale reato - ha spiegato la Procura - determina il trasferimento per competenza in quanto i luoghi di produzione degli oli oggetto delle indagini si trovano nei loro rispettivi circondari (4 in quello di Firenze e uno per ciascuno negli altri tre circondari)”.

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